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(Fucus vesiculosus, Fam. Fucaceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– stimolante tiroideo
– dimagrante
CARATTERISTICHE GENERALI:
Il fucus, detto anche “quercia marina” o “Alga bruna”, è un’alga marina originaria del Giappone, delle coste atlantiche dell’America settentrionale e dell’Europa, soprattutto nelle zone del nord.
L’uso del fucus risale a tempi antichissimi, fra le popolazioni degli antichi Romani e Cretesi, ma non a scopo terapeutico, bensì per ottenerne un colorante che serviva per tingere i tessuti e le lane, e, misto ad altri componenti, per farne dei cosmetici. Nei paesi del Nord Europa quest’alga veniva invece utilizzata per curare il gozzo.
La scoperta dello iodio nel fucus risale agli inizi dell’800, grazie alle ricerche effettuate da un chimico francese, tale Bernard Courtois, e da allora venne utilizzata con successo nel trattamento del gozzo e di altre patologie legate a scarso funzionamento della tiroide.
Si utilizza la pianta intera che viene raccolta lontano dalla costa, dove è minore la possibilità di contaminazione dell’alga da parte di agenti inquinanti.
PRINCIPI ATTIVI:
– iodio
– carboidrati: alginati
– sali minerali
– fenoli
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
Il fucus è tradizionalmente utilizzato per normalizzare il metabolismo in pazienti soggetti a scarsa funzionalità della tiroide, i quali tendono notoriamente al sovrappeso ed in alcuni casi all’obesità. La presenza di iodio nell’alga permette di stimolare la ghiandola tiroidea, portando ad un aumento del metabolismo, con conseguente perdita di peso. Questa funzione non viene invece svolta sulla ghiandola che presenta un normale funzionamento.
CONTROINDICAZIONI:
Ipertiroidismo.
(Melaleuca viridiflora Solander, Fam. Myrtaceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– antisettico
– antibatterico
– antimicotico
– iperemizzante
CARATTERISTICHE GENERALI:
La melaleuca è una pianta scoperta dai portoghesi in Malesia ed importata in Europa verso la metà del ‘700. Da essa gli indigeni estrevano un olio essenziale, chiamato cajaputi, che veniva utilizzato per conservare la carne e per disinfettare l’acqua. Fu Linneo a dare alla pianta il suo nome, riferendosi alla particolare colorazione del tronco e delle ramificazioni del fusto, rispettivamente nero e bianche ( melas = nero, leukos = bianco ). Fu solo più tardi che si cominciarono ad estrarre dalla melaleuca grandi quantità di olio essenziale, niauli, dotato di eccezionali proprietà antisettiche. Attualmente si può trovare in farmacia sotto il nome di gomenolo.
La melaleuca è una pianta originaria dell’Australia e dell’Indonesia, attualmente coltivata principalmente nel Nuovo Galles del Sud. A scopo terapeutico si utilizzano le foglie, nella parte inferiore delle quali sono presenti delle ghiandolo oleose, raccolte nel corso dell’anno e distillate per produrre l’olio essenziale.
PRINCIPI ATTIVI:
– olio essenziale: 1,8 cineolo ( fino al 65% ), metilfloroacetofenone, pinene, limonene, terpinolo.
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
L’olio essenziale di niauli è un ottimo antisettico delle vie respiratorie. Viene usato a tale scopo sotto forma di instillazioni nasali, aerosol e inalazioni per la cura di raffreddori, laringiti, ed in generale nelle flogosi delle vie aeree superiori.
Esternamente viene utilizzato sotto forma di crema o unguento per frizioni antireumatiche e massaggi muscolari, soprattutto negli sportivi. Come olio puro viene utilizzato esternamente su infezioni cutanee come micosi, psoriasi, su calli, verruche, acne, foruncoli, scottature infette, punture d’insetto ecc. Per uso interno viene utilizzato a volte per il trattamento di infezioni acute come la cistite. Tuttavia è sconsigliabile l’utilizzo dell’olio essenziale per uso interno senza una precisa prescrizione del medico.
CONTROINDICAZIONI:
Per uso interno possono insorgere disturbi infiammatori del tratto gastrointestinale e delle vie biliari. Non va somministrato a chi soffre di epatopatie. Gravidanza e allattamento.
(Achillea millefolium, Fam. Compositae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– emostatico
– cicatrizzante
– antisettico
– antispasmodico
– amaro-tonico
CARATTERISTICHE GENERALI:
Secondo quanto narra Plinio Achille, durante la guerra di Troia, su consiglio del centauro Chirone, curò le sue ferite applicandovi un impacco di foglie di achillea. Per questo motivo Linneo diede a questa pianta il suo nome. Lo stesso Dioscoride, che seguiva le legioni romane al fronte come medico, raccomandava ai soldati di trattare le ferite sfregandovi sopra le foglie di achillea.
L’achillea è una pianta erbacea perenne originaria dell’Europa e dell’Asia occidentale che cresce spontanea ed abbondante nei prati e nei pascoli fino a 2000 m. A scopo terapeutico si utilizzano le sommità fiorite raccolte dalla primavera all’autunno.
PRINCIPI ATTIVI:
– olio etereo: limonene, pinene, borneolo, azulene
– flavonoidi
– lattoni sesquiterpenici
– tannini
– mucillagini
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE;
L’achillea viene usata tradizionalmente nel trattamento delle ferite in quanto possiede dei principi attivi ad azione emostatica, antisettica, antinfiammatoria ed analgesica.
Possedendo un principio attivo presente anche nella camomilla l’achillea viene utilizzata nel trattamento di disturbi digestivi caratterizzati da spasmi e coliche e nei disturbi dell’apparato genitale femminile. Tuttavia come antispasmodico viene considerata meno efficace della camomilla. Come amaro-tonico entra a far parte della composizione di numerosi liquori amari.
CONTROINDICAZIONI:
Ipersensibilità individuale alle Compositae; gravidanza e allattamento.
(Parietaria officinalis, Fam. Urticaceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– diuretico
– depurativo
CARATTERISTICHE GENERALI:
Fu Plinio, nelle sue opere, il primo a dare un nome a questa pianta, chiamandola parietaria, da paries (parete), poiché cresceva e affondava le sue radici sui muri e sui ruderi. Ma il primo che ne studiò approfonditamente le proprietà medicamentose fu Dioscoride. Infine nel ‘700 Linneo aggiuse l’appellativo “officinalis” essendo questa pianta largamente utilizzata come rimedio nella preparazione dei medicamenti nelle officine farmaceutiche dell’epoca.
La parietaria è una pianta erbacea molto comune nei boschi, sui muri, tra le siepi o tra i ruderi, soprattutto in luoghi freschi. A scopo terapeutico viene utilizzata la parte aerea della pianta, raccolta prima della fioritura.
PRINCIPI ATTIVI:
– mucillagini
– tannini
– sali di potassio
– sostanze amare
– glucoside flavonoico
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
La parietaria svolge un’azione diuretica e depurativa, e trova quindi largo impiego nelle affezioni delle vie urinarie, in particolar modo litiasi (calcolosi) e cistiti, e come depurativo nelle affezioni reumatiche.
EFFETTI COLLATERALI:
Sono stati segnalati casi di allergia, manifestatisi con sintomi respiratori, dovuti al polline della parietaria.
(Betula alba, Fam. Betulaceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– diuretico
CARATTERISTICHE GENERALI:
Il nome betulla deriva dal latino “batuere” che significa battere, con riferimento al fatto che con i rami di betulla si facevano le verghe e le sferze.
La betulla, un albero dal fusto molto sottile alto fino a 30 m, è molto comune in Europa e nelle zone temperate dell’Asia e del Nordamerica, dove cresce nei boschi e nelle macchie. A scopo terapeutico si utilizzano le foglie.
PRINCIPI ATTIVI:
– flavonoidi: iperoside
– saponine
– tannini
– olio essenziale: salicilato di metile
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
La betulla svolge la sua azione diuretica aumentando il volume delle urine e favorendo lo smaltimento delle scorie, soprattutto sostanze azotate e cloruri. In più svolge un’azione antiinfiammatoria, dovuta al metile salicilato Questi effetti risultano quindi utili nei casi di calcoli renali biliari, nelle affezioni reumatiche, nella gotta e nella cellulite.
(Asparagus officinalis, Fam. Liliaceae )
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– diuretico
CARATTERISTICHE GENERALI:
Le proprietà diuretiche dell’asparago erano conosciute già al tempo degli antichi Romani grazie a Plinio che nei suoi scritti lo esaltava come medicamento eccezionale.
Notizie più interessanti riguardo a questa pianta si avranno intorno all’anno 1000 quando fu pubblicata l’opera di Simeone Seth “ Syntagma de cibarium facultate”, nella quale l’autore descrive le proprietà diuretiche dell’asparago e fa cenno anche al particolare odore che esso impartisce alle urine, fenomeno spiegato più tardi grazie allo sviluppo della ricerca chimica che individuò il metabolita derivante dall’asparago responsabile di questo fenomeno.
L’asparago è una pianta erbacea perenne originaria delle regioni temperate dell’Europa, Nord Africa ed Asia. Viene attualmente coltivato in tutto il mondo come verdura ( si mangiano i cosiddetti “turioni” cioè i germogli ) ma lo si trova spesso selvatico nelle località sabbiose, nei margini dei campi, soprattutto nella parte peninsulare nel nostro Paese.
A scopo terapeutico si utilizzano il rizoma e le radici raccolti prevalentemente in autunno, dopo la raccolta dei germogli.
PRINCIPI ATTIVI:
– saponine steroidali: furostanol saponina 2
– fruttosani (polimeri e oligomeri del fruttosio)
– asparagina
– flavonoidi: arpagoside A
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
L’asparago è un potente diuretico esplicando la sua azione con due meccanismi:
1) i frottosani inibiscono osmoticamente, a livello del tubulo renale prossimale, il riassorbimento attivo del sodio;
2) le saponine steroidali e i flavonoidi interagiscono con i recettori degli ormoni regolatori della diuresi. Grazie all’interazione dei due meccanismi si ha come risultato un aumento della diuresi accompagnato da una aumentata escrezione di sostanze come cloruri, fosfati e sostanze azotate, con conseguente diminuzione del rischio che si formino calcoli nell’apparato urinario.
CONTROINDICAZIONI:
Nefriti.
(Cassia acutifolia, Fam. Leguminosae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– lassativo
CARATTERISTICHE GENERALI:
La senna è una pianta molto conosciuta in tutto il mondo ed è utilizzata ampiamente anche nella medicina convenzionale. I primi ad usarla furono gli Arabi e fu introdotta in Europa nel IX secolo. Sembra che la senna sia originaria di una regione lungo il corso inferiore del Nilo chiamata “sennar” da cui il nome.
La senna, ampiamente coltivata in tutta l’Africa, è un arbusto alto 40-60 cm, del quale si utilizzano, a scopo terapeutico, le foglie, raccolte prima e durante la fioritura.
A scopo terapeutico utilizziamo il succo, essiccato, estratto dalle grosse foglie carnose.
PRINCIPI ATTIVI:
– glicosidi antrachinonici: sennosidi
– glicosidi naftalenici
– mucillagine
– flavonoidi
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
Azione lassativa, esercitata dai sennosidi, che stimolano la motilità dell’intestino, favorendo l’avanzamento delle feci e facilitandone l’espulsione. Poichè il transito delle feci nell’intestino risulta accelerato, non tutta l’acqua viene riassorbita per cui le feci risultano più morbide. Ciò rende la situazione più agevole in caso di patologie quali ragadi anali, emorroidi ecc.
EFFETTI INDESIDERATI:
Occasionalmente possono comparire spasmi gastrointestinali. In questo caso è necessario ridurre la dose del rimedio.
CONTROINDICAZIONI:
Gravidanza, affezioni intestinali di varia origine.
(Aloe vera, Fam. Liliaceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– lassativo
CARATTERISTICHE GENERALI:
L’aloe è una pianta utilizzata da millenni. Si pensi infatti che già gli antichi Egizi, nei loro scritti medici, ne raccomandavano l’uso come lassativo.
L’aloe è una pianta originaria dell’Africa ed è oggi comunemente coltivata come pianta da vaso.
A scopo terapeutico utilizziamo il succo, essiccato, estratto dalle grosse foglie carnose.
PRINCIPI ATTIVI:
– antrachinoni: barbaloina
– resine
– tannini
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
Azione lassativa, esercitata dalla barbaloina, che stimola la motilità dell’intestino, favorendo l’avanzamento delle feci e facilitandone l’espulsione. Poich&egarve il transito delle feci nell’intestino risulta accelerato, non tutta l’acqua viene riassorbita per cui le feci risultano più morbide. Ciò rende la situazione più agevole in caso di patologie quali ragadi anali, emorroidi ecc.
EFFETTI INDESIDERATI:
Occasionalmente possono comparire spasmi gastrointestinali. In questo caso è necessario ridurre la dose del rimedio.
CONTROINDICAZIONI:
Gravidanza, affezioni intestinali di varia origine.
(Amorphophallus konjac, Fam. Araceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– integratore di fibre
– lassativo
CARATTERISTICHE GENERALI:
Il glucomannano è una fibra alimentare non assimilabile estratta dalla radice del Konjac, pianta di origine giapponese usata nella cucina locale come gelificante già dal 400 d.C.
PRINCIPI ATTIVI:
– polisaccaridi
– cellulosa
– sostanze pectiche
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
Il glucomannano è una fibra dietetica in grado di assorbire acqua fino a 200 volte il suo peso e di formare una massa gelatinosa. Quando esso viene assunto con almeno due bicchieri d’acqua prima dei pasti, giunto nello stomaco si rigonfia notevolmente formando una massa gelatinosa molto voluminosa che non viene assorbita dal nostro apparato digerente. Questo fenomeno produce tre effetti: in primo luogo si ottiene un notevole senso di sazietà tale da ridurre l’appetito; in secondo luogo la massa gelatinosa formatasi ingloba in sé buona parte dei grassi e degli zuccheri ingeriti, evitandone pertanto l’assorbimento; giunta nell’intestino infine stimola la peristalsi favorendo una evacuazione regolare e non dolorosa ( si pensi ai pazienti affetti da emorroidi o ragadi anali, per esempio ).
Per queste sue caratteristiche il glucomannano è utilizzato nei casi in cui sia necessario ridurre l’apporto calorico giornaliero ai fini di ottenere un calo ponderale, nei casi di diabete o ipelipidemia e per facilitare l’evacuazione nei pazienti nei quali altrimenti essa rappresenterebbe un evento alquanto doloroso. EFFETTI INDESIDERATI:
L’assunzione di glucomannano può interferire con l’assorbimento di alcuni farmaci, pertanto è raccomandabile l’assunzione degli stessi distanziandola di almeno due ore da quella della fibra alimentare.
(Valeriana officinalis, Fam. Valerianacee)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– Sedativo
– Ansiolitico
– Ipotensivo
CARATTERISTICHE GENERALI:
Il nome “valeriana” deriva dal latino “valere” che significa star bene, avere forza, e allude alla sua capacità di rilassare e sentirsi meglio. Era conosciuta già al tempo degli antichi Romani , che la chiamavano “phu”, un nome che ricordava il suo odore estremamente sgradevole. La valeriana è una pianta perenne erbacea, alta circa 100 – 150 cm, che cresce selvatica nei terreni umidi. A scopo terapeutico si utilizzano le radici, sottili ed estremamente ramificate, che si dissotterrano in autunno, da piante di almeno due anni di età.
PRINCIPI ATTIVI:
– olio essenziale: acetato di bornile e beta-cariofillene – valepotriati, valtrato, isovaltrato – alcaloidi
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
Sistema nervoso centrale: azione ansiolitica, sedativa, inducente il sonno.
Sistema cardiovascolare: azione ipotensiva e regolarizzante il battito cardiaco, utile negli stati d’ansia accompagnati da palpitazioni.
(Colchico, Fam. Liliacee)
Nell’antica Grecia si chiamava “l’anima delle articolazioni”, ed era molto usata per gotta e reumatismi.
DESCRIZIONE:
Pianta erbacea della famiglia delle Liliacee. La Tintura Madre si ricava dai bulbi.
AZIONE GENERALE:
– Sistema Nervoso
– Apparato Digerente
– Sistema Muscolo-Scheletrico
PRINCIPI ATTIVI:
– alcaloidi: colchicina
– acidi organici
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Nausea generata dall’odore degli alimenti, diarrea biliare. Artralgie e crisi gottose. Aggravamento con il freddo umido e miglioramento col riposo e con il calore.
(Ape, Fam. Apidi)
DESCRIZIONE:
Insetto della famiglia degli Apidi. La Tintura Madre si ricava dall’ape intera.
AZIONE GENERALE:
– Mucose
– Cute
– Apparato urogenitale
PRINCIPI ATTIVI:
– mellitina
– apamina
– istamina
– dopamina
– noradrenalina
– serotonina
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Dolori pungenti e urenti. Assenza di sete. Repentinità di insorgenza di tutti i sintomi. Sintomi che si aggravano con il calore e migliorano con il freddo.
(Arsenicum Album)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– digestivo
– antispasmodico
– espettorante
– galattoforo
CARATTERISTICHE GENERALI:
L’anice viene coltivato in Egitto da più di 4000 anni e nella terra dei faraoni i semi aromatici di anice ( che in realtà sono i frutti ) sono stati utilizzati per molteplici scopi. La sua particolare fragranza ne ha fatto uno dei più antichi profumi mai conosciuti. Anche tra i Greci era conosciuto come rimedio per svariati problemi, ed in particolare si diceva che “bastava tenere in mano i suoi frutti per guarire dall’epilessia”.
L‘anice è una pianta erbacea annuale alta mediamente 60 cm. E’ originario del mediterraneo orientale, dell’Asia occidentale e del Nord Africa. A scopo terapeutico, ma anche come aromatizzante e come spezia in cucina, vengono utilizzati i frutti, comunemente detti semi, raccolti a maturazione alla fine dell’estate.
PRINCIPI ATTIVI:
– olio essenziale: anetolo, metilcavicolo.
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
L’anice viene utilizzato come digestivo e antispasmodico per favorire la digestione, stimolare l’appetito, ridurre il gonfiore addominale e il meteorismo intestinale, e, soprattutto nei bambini, per alleviare le coliche. L’azione antispastica dei frutti di anice li rende utili anche in caso di dolori mestruali, pertosse, bronchite e asma. A livello dell’apparato respiratorio svolgono anche una azione espettorante che giustificano il loro uso per queste patologie respiratorie. L’anice è anche un ottimo galattoforo, cioè favorisce la produzione di latte nelle puerpere.
EFFETTI INDESIDERATI:
L’uso dell’olio essenziale di anice senza il necessario controllo del medico può portare ad un uso eccessivo o troppo prolungato con conseguenti effetti collaterali soprattutto a carico del sistema nervoso, sul quale agisce come eccitante, risultando di conseguenza quasi uno stupefacente.
CONTROINDICAZIONI:
Gravidanza
(Harpagophytum procubens, Fam. Pedaliaceae )
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– antinfiammatorio
– analgesico
– tonico-amaro
CARATTERISTICHE GENERALI:
Il particolare nome di questa pianta deriva dalla strana forma del suo frutto, dall’aspetto duro e spinoso con lembi frastagliati simili ad uncini o ad “artigli” appunto. Lo stesso nome scientifico, “harpagophytum”, deriva dal greco harpagos e significa “uncino”.
L’artiglio del diavolo è una pianta originaria della parte meridionale del continente africano soprattutto della regione delle savane, dove veniva utilizzata dai vari sciamani e stregoni delle numerose tribù locali per la cura delle ferite, delle piaghe, dei dolori articolari, degli stati febbrili e dei disturbi digestivi.
Nonostante l’utilizzo di questa pianta da parte delle popolazioni locali risalga a tempi molto lontani, le conoscienze scientifiche a questo riguardo in Europa sono relativamente recenti, risalendo ai primi del diciannovesimo secolo, quando cominciarono ad essere condotti studi a riguardo che negli anni a seguire hanno confermato le proprietà empiricamente attribuite dalle popolazioni sudafricane all’artiglio del diavolo, arrivando , verso la metà del ventesimo secolo, ad individuare i suoi principi attivi e ad aprire la strada al suo utilizzo anche nel vecchio continente.
A scopo terapeutico si utilizzano i tubercoli, o radici secondarie, aventi funzione di riserva, dissotterrati in autunno e subito essiccati.
PRINCIPI ATTIVI:
– glicosidi iridoidi: arpagoside, procumbide, arpagide
– acido cinnamico
– zuccheri: raffinosio, stachosio
– fitosteroli
– flavonoidi
– grassi e cere
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
L’artiglio del diavolo viene utilizzato come antinfiammatorio nel caso di dolori reumatici ed artritici sia acuti che cronici , e come analgesico negli stessi casi, proprietà questa molto importante in quanto quasi sempre patologie di questo tipo sono accompagnate da dolori molto difficili da sopportare.
Grazie alla presenza dei glicosidi iridoidi, i quali impartiscono all’artiglio del diavolo un “indice di amaro” molto simile alla genziana, questa pianta può essere utilizzata come ottimo tonico-amaro per stimolare le funzioni digestive.
CONTROINDICAZIONI:
Ulcere gastriche e duodenali.
(Arctostaphylos uva ursi, Fam. Ericaceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– antisettico urinario
CARATTERISTICHE GENERALI:
L’uva ursina viene usata da più di mille anni dalle più svariate popolazioni, dai cinesi come dagli indiani d’America. In Europa il suo utilizzo rimase quasi sconosciuto fino al XIII secolo, quando Marco Polo ne riferì l’uso nella medicina cinese come rimedio efficace nel trattamento di problemi renali ed urinari. Proprio nel medioevo era molto in auge la dottrina dei segni, secondo la quale le caratteristiche fisiche di una pianta suggeriscono quali possono essere le loro virtù curative. In particolare l’uva ursina cresce in luoghi rocciosi e sassosi, per cui si ritenne che essa potesse essere utilizzata nel trattamento dei calcoli renali, i quali venivano appunto chiamati “sassi”.
Il nome greco “arctostaphylos” ed il suo corrispondente “uva ursi ” significano “bacca dell’orso”, appellativo attribuitogli per la golosità che gli orsi, che un tempo abitavano la regione mediterranea, pare manifestassero verso questo frutto.
L’uva ursina è un arbusto sempreverde alto fino ad un metro, molto ramificato, che cresce comunemente nelle zone temperate di tutto il mondo, nei luoghi pietrosi e nelle zone boscose montane. A scopo terapeutico si utilizzano le foglie raccolte preferibilmente in autunno.
PRINCIPI ATTIVI:
– glucoside isochinolonico: arbutina
– glucosidi flavonoidici: iperina, isoquercitina
– tannini: gallotannini, tannini catechici
– triterpeni: acido ursolico
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
L’uva ursina è un ottimo antisettico urinario e viene ampiamente utilizzata in fitoterapia per disinfettare ed astringere le vie urinarie in caso di cistiti ed uretriti , svolgendo un’azione antibatterica nei confronti di numerosi agenti patogeni quali per esempio E. coli, Staphylococcus aureus, Ureaplasma urealyticum, Micoplasma hominis.
L’azione batteriostatica dell’uva ursina non è dovuta all’arbutina come tale, ma all’idrochinone liberato nell’urina per idrolisi dei suoi prodotti di escrezione. Questa reazione di idrolisi è favorita da un ambiente urinario debolmente basico (pH=8) che, se non è già presente spontaneamente per la presenza di determinate specie batteriche, si ottiene evitando alimenti ed integratori acidi, in concomitanza con l’assunzione dell’uva ursina.
CONTROINDICAZIONI:
Gravidanza, allattamento, età inferiore ai 12 anni, patologie renali.
EFFETTI INDESIDERATI:
La presenza consistente di tannini potrebbe provocare nausea e vomito in pazienti gastrosensibili in quanto dosi elevate di queste sostanze sono irritanti per tutte le mucose. E’ consigliabile l’assunzione di uva ursina per periodi limitati a 7-10 giorni.
(Taraxacum officinale, Fam. Asteraceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– diuretico
– detossicante
CARATTERISTICHE GENERALI:
Il tarassaco è ancora oggi conosciuto come “malerba”, cioè come una pianta infestante.
Possiede tuttavia delle proprietà terapeutiche che ne fecero, sin da tempi antichissimi, un rimedio efficace utilizzato dai medici cinesi per innumerevoli patologie.
Certamente il tarassaco non si può considerare una panacea ma ancor oggi è utilizzato in numerosi disturbi nei quali si ottengono notevoli risultati.
E’ una pianta erbacea, originaria delle regioni asiatiche, che cresce selvatico in quasi tutto il mondo. A scopo terapeutico si utilizzano le radici di piante di almeno due anni, dissotterrate in autunno.
PRINCIPI ATTIVI:
– principi amari: tarassacina
– inulina
– fitosteroli
– vitamine
– sali minerali
– triterpeni
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
Il tarassaco svolge un’azione depurativa al livello epatico, stimola la produzione della bile ed infine aumenta la diuresi, favorendo l’eliminazione delle tossine. Svolge quindi un ruolo importante nell’insufficienza epatica, nella calcolosi biliare, nella ritenzione idrica, nel gonfiore premestruale, nell’artrite, nella gotta ed infine nell’acne dovuta ad affaticamento epatico e conseguente accumulo delle tossine nell’organismo.
CONTROINDICAZIONI:
Ipersensibilità alle Asteraceae; occlusione delle vie biliari.
(Fraxinus excelsior, Fam. Oleaceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– diuretico
– diaforetico
– lassativo
CARATTERISTICHE GENERALI:
La manna è stata per tanti secoli considerata un dono del cielo, un miele naturale che si depositava sulla corteccia degli alberi , o come poeticamente la definiva Plinio ” una rugiada celeste che cadeva sugli alberi allo spuntare delle stelle”. In realtà la manna è un succo che sgorga dalla corteccia del frassino in seguito alla puntura di un insetto (Cicada Orni). Furono gli Arabi a scoprire questo “segreto” e a cominciare a praticare delle incisioni per estrarre il succo zuccherino.
Il frassino è un albero spontaneo e frequente nei boschi freschi e nei luoghi umidi sia in pianura che in montagna. A scopo terapeutico si utilizzano le foglie e la corteccia raccolte in primavera inoltrata.
PRINCIPI ATTIVI:
– fraxosidi: fraxina, fraxetina, fraxidina, fraxinolo, isofraxidina
– mannitolo
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
Le foglie di frassino sono utilizzate per la loro azione diuretica e diaforetica ( favorisce la sudorazione) come rimedio popolare nel trattamento dei reumatismi, della gotta e delle affezioni della vescica.
Molto più importante a livello fitoterapico è la corteccia di frassino. Essa contiene la “manna”, succo zuccherino che cola dalle incisioni sulla corteccia e che contiene fino all’80% di mannite. Svolge la funzione di lassativo osmotico, lubrificante e fluidificante, utile soprattutto nella stipsi dei bambini; infatti non possiede effetti collaterali ed ha un buon sapore.
(Liriosma ovata, Fam. Oleaceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– afrodisiaco
– tonico
– astringente
CARATTERISTICHE GENERALI:
La muira puama è una pianta originaria delle foreste pluviali brasiliane, soprattutto le zone del Rio Nero e dell’Amazzonia. E’ un albero che cresce fino a 15 metri di altezza e del quale, a scopo terapeutico, si utilizzano il legno, la corteccia e la radice, la corteccia della quale è la parte più ricca di principi attivi.
PRINCIPI ATTIVI:
– alcaloide: muirapuamina
– olio essenziale
– resine
– tannini
– sostanze amare
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
La muira puama è stata utilizzata per molto tempo dagli indigeni dell’Amazzonia come tonico nervino ed afrodisiaco, ed ancora oggi viene considerata un buon rimedio contro l’impotenza. La pianta svolge inoltre un’intensa azione astringente che la rende utile, sotto forma di gargarismo, per alleviare il mal di gola, e come infuso per curare la dissenteria.
(Vitex agnus-castus, Fam. Verbenaceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– ormonoregolatore
– galattogogo
CARATTERISTICHE GENERALI:
L’agnocasto era noto al tempo dell’antica Grecia con il nome di “a-gonos” ( senza figli ), riferendosi alla capacità di questa pianta di ridurre il desiderio sessuale. A tale scopo era masticato dai monaci per contenere il loro istinti. Anche Omero nell’Iliade lo cita come simbolo di castità. L’agnocasto, attualmente coltivato nelle regioni più calde, è un arbusto originario dell’area del mediterraneo e dell’Asia occidentale. A scopo terapeutico si utilizzano le bacche mature raccolte in autunno.
PRINCIPI ATTIVI:
– olio etereo: cineolo
– alcaloidi: viticina
– flavonoidi: castina, vitexina
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
L’agnocasto inibisce l’azione degli ormoni sessuali maschili, anche se non sono ancora stati isolati i principi attivi responsabili di questa azione. Inoltre svolge una funzione progestinica, come regolatore del ciclo mestruale e come rimedio contro tutta una serie di sintomi racchiusi sotto il nome di “sindrome pre-mestruale (PMS)”, ed una funzione galattogoga, stimolante cioè la produzione mammaria di latte nelle puerpere.
EFFETTI INDESIDERATI:
Nei soggetti ipersensibili possono comparire esantemi pruriginosi.
CONTROINDICAZIONI:
Gravidanza
(Filipendula ulmaria, Fam. Rosaceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– antinfiammatorio
– antireumatico
– astringente
– antigastralgico
CARATTERISTICHE GENERALI:
Nel medioevo la spirea ulmaria era conosciuta solo per la sua delicata fragranza di mandorla e come tale veniva utilizzata come “rinfrescante” per gli ambienti in un epoca nella quale l’igiene lasciava molto a desiderare. Solo in seguito gli erboristi raccomandarono l’uso di questa pianta nella cura di stati febbrili e reumatici e nella diarrea. Fu nel 1839 che un chimico tedesco scoprì la presenza di salicilina nella pianta, la stessa sostanza che era stata isolata dalla corteccia di salice bianco qualche anno prima.
Da questa sostanza partì la ricerca di analoghi, allo scopo di ridurre soprattutto gli effetti collaterali gastrolesivi. Si giunse nel 1853 alla sintesi dell’acido acetilsalicilico, o “aspirina” appunto dal nome spirea. Nonostante ciò questa importante novità venne ignorata per quasi mezzo secolo fino a quando il chimico tedesco Felix Hoffman, impiegato nella compagnia farmaceutica Bayer, volendo trovare dei rimedi più efficaci per curare l’artrite reumatoide che affliggeva suo padre, riscoprì questa vecchia ricerca , giungendo alla sintesi su scala industriale dell’aspirina.
La spirea, originaria dell’Europa, è una pianta perenne alta dai 60 ai 180 cm che cresce facilmente nelle zone umide, come per esempio i fossi o le sponde dei ruscelli e dei fiumi.
A scopo terapeutico si utilizzano le sommità fiorite e le foglie raccolte in estate.
PRINCIPI ATTIVI:
– salicilati
– flavonoidi
– olio essenziale: aldeide salicilica
– tannini
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
La presenza di salicilati, sostanze simili all’aspirina, rende la spirea ulmaria un rimedio efficace nel trattamento di patologie quali reumatismi,dolori articolari, gotta.
A differenza però dell’aspirina (rispetto alla quale comunque non raggiunge la stessa efficacia come analgesico, febbrifugo ed antinfiammatorio), che ad alte dosi causa danni alla mucosa gastrica, la miscela di salicilati, tannini ed altri principi attivi presenti nella spirea agiscono come protettivo della mucosa gastrica ed intestinale, mantenendo allo stesso tempo l’azione antinfiammatoria dei salicilati.
L’attività astringente della spirea, dovuta alla presenza di tannini, viene utilizzata spesso nel trattamento della diarrea.
CONTROINDICAZIONI:
Ipersensibilità ai salicilati, gravidanza, allattamento, età inferiore ai 12 anni.
(Humulus lupulus, Fam. Cannabanaceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– sedativo
– ipnotico
– spasmolitico
– amaro-tonico
– aromatico
CARATTERISTICHE GENERALI
Il luppolo ebbe fama di possedere proprietà anafrodisiache sin dall’età carolingia, essendo allora largamente coltivato nei terreni dei conventi. Non si è mai giunti ad una conferma di ciò in quanto è vero che il luppolo contiene fra i suoi principi attivi degli estrogeni, ma la quantità è talmente irrilevante da non supportare tale ipotesi. E’ invece una pianta assai conosciuta per i componenti amaro-aromatici presenti nelle ghiandole delle infiorescenze femminili. Entra a far parte infatti dei componenti di una bevanda ben nota, la birra. Fin dal XI secolo infatti si svilupparono estese coltivazioni di luppolo in paesi come la Polonia e la Germania, notoriamente grandi consumatori di birra.
Il luppolo è una pianta erbacea perenne originaria dell’Europa e dell’Asia e coltivata nel nord dell’Europa. Essa vive principalmente arrampicata ad altre piante lungo i corsi d’acqua, ai margini delle strade e nei luoghi umidi e selvaggi. A scopo terapeutico si utilizzano i fiori della pianta femmina, detti strobili o coni, raccolti all’inizio dell’autunno ed essiccati all’ombra.
PRINCIPI ATTIVI:
– principi amari: umulone, lupulone e acido valerianico
– olio etereo: umulene
– flavonoidi
– tannini
– sostanze estrogeniche
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
Il luppolo è noto soprattutto come ingrediente amaro e aromatico della birra. Tuttavia possiede anche delle proprietà digestive ed antispasmodiche, rilassando la muscolatura liscia dell’apparato digerente. Possiede anche delle proprietà sedative che però sono apprezzabili soltanto utilizzando il prodotto essiccato, in quanto con l’essiccazione e l’invecchiamento la concentrazione dei principi sedativi aumenta. Resta da chiarire l’azione emmenagoga ( cioè che favorisce il flusso mestruale ) del luppolo in quanto non è ben chiara la natura delle sostanze estrogeniche presenti nella pianta; tuttavia è ben nota l’alterazione del ciclo mestruale presente nelle raccoglitrici di luppolo.
CONTROINDICAZIONI
Gravidanza e allattamento.
(Gentiana lutea, Fam Gentianaceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– amaro-tonico
– stomachico
– digestivo
– febbrifugo
– antianemico
CARATTERISTICHE GENERALI:
Nonostante questa pianta fosse già ampiamente utilizzata dagli antichi Egizi da più di 3000 anni, a detta di Plinio e Dioscoride la genziana deve il suo nome a Genthius, ultimo re dell’Illiria, che visse circa 200 anni prima di Cristo;egli scopri le proprietà medicamentose di questa pianta e volle darle i proprio nome. Era quello un periodo in cui lo studio della fitoterapia era esclusivo appannaggio degli uomini più potenti i quali, grazie alle loro scoperte, davano maggior lustro al loro nome. Da Genthius quindi il nome “Genziana”. Il suo utilizzo continuò nel corso dei secoli arricchendosi via via di nuove prospettive terapeutiche. Arriviamo così nel 1855 quando August Thompson, del Maine, iniziò a vendere per strada una bevanda dal nome di “Bevanda Moxie-Ricostituente Nervino”, in grado di curare, secondo quanto c’era scritto in etichetta, “esaurimenti nevosi e cerebrali, perdità di virilità, debolezza, imbecillità ed insanità”. Non ebbe tanto successo come medicamento quanto invece come bevanda, facendo per anni degna concorrenza alla coca-cola, e rimanendo il moxie una bevanda ancora oggi in commercio nel New England.
La genziana è una pianta erbacea perenne che cresce spontanea nei pascoli montani, nei boschi e nelle radure delle Alpi e dell’Appennino centrale. A scopo terapeutico si utilizzano le radici raccolte sia in primavera che in autunno da piante di almeno due anni, meglio se più anziane.
PRINCIPI ATTIVI:
– glucosidi amari: genziopicrina, genziamarina, genziina, genzianina.
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
La radice di genziana è l’amaro- tonico-stomachico più utilizzato, possedendo la pianta i principi più amari che si conoscano in natura. Tuttavia la genziana non svolge la sua azione per diretta stimolazione della mucosa gastrica, bensì di riflesso attraverso la stimolazione delle papille gustative. Di conseguenza essa non produce un effetto irritativo a livello gastrico.
La genziana agisce sul sistema di controllo della temperatura corporea, risultandone quindi una notevole azione febbrifuga; inoltre stimola la produzione di globuli bianchi aumentando l’efficienza del sistema immunitario. Viene spesso utilizzata perciò, in associazione con preparati a base di ferro, nelle anemie, nella convalescenza e negli stati di decadimento organico, quando si è più a rischio di contrarre malattie infettive.
CONTROINDICAZIONI
Anche se l’azione stimolante della genziana sull’utero non è mai stata dimostrata, comunque per secoli è stata considerata un potente emmenagogo ( ristabilisce e regolarizza le mestruazioni). Per tanto è assolutamente scolsigliabile l’utilizzo della genziana nelle donne in GRAVIDANZA.
Va sconsigliata agli ipertesi e a chi soffre di disturbi gastrointestinali cronici.
(Garcinia Cambogia, Fam. Hypericaceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– ipolipemizzante
– antifame
CARATTERISTICHE GENERALI:
La Garcinia Cambogia è una pianta che cresce spontanea nelle zone a clima tropicale dell’Indocina, Filippine e Asia meridionale. Produce dei grossi frutti a forma di zucca i quali possiedono una buccia ricca di principi attivi utilizzati a scopo terapeutico.
PRINCIPI ATTIVI:
– acido idrossicitrico
– calcio
– carboidrati
– pectine
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
La Garcinia Cambogia viene utilizzata principalmente per la sua capacità di ridurre i tassi ematici di colesterolo e trigliceridi, attraverso un meccanismo che ne limita la sintesi e l’immagazzinamento. Inoltre stimola la produzione di glicogeno, fenomeno che permette al cervello di indurre il senso di sazietà, ritenendo che il cibo ingerito fino ad allora è stato sufficiente a ripristinare le riserve dell’organismo (infatti il glicogeno è una forma di riserva di energia).
(Foeniculum vulgare, Fam. Umbelliferae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– spasmolitico
– carminativo
CARATTERISTICHE GENERALI:
Il nome “foeniculum” deriva dal latino “foenum” e stava ad indicare, presso le antiche popolazioni romane, una pianta sottile ed ingiallita come il fieno (foenum). Era conosciuto anche dagli antichi Greci, giacchè cresceva spontaneo nei pressi del villaggio di Maratona, a circa 40 km da Atene, celebre per aver ispirato le attuali gare olimpiche di maratona.
Il finocchio è una pianta originaria dell’area mediterranea, ma è ora largamente coltivata in tutto il mondo. E’ una pianta erbacea perenne che cresce fino ad 1,5 m di altezza. A scopo terapeutico si utilizzano i frutti, comunemente detti “semi”, che vengono raccolti in autunno.
PRINCIPI ATTIVI:
– olio essenziale: anetolo, fencone, feniculina
– flavonoidi
– acidi organici
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
I frutti del finocchio vengono principalmente usati per attenuare tutti quei disturbi dovuti a cattiva digestione, quali gonfiore addominale, flatulenza, spasmi della muscolatura intestinale.
(Phaseolus vulgaris, Fam. Leguminosae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– ipoglicemizzante
– antiobesità
– diuretico
CARATTERISTICHE GENERALI:
Il fagiolo è una pianta conosciuta fin dai tempi degli antichi egizi , e Grieve nel suo “A Modern Herball ” (1931) cita che essi consideravano sacro il seme di fagiolo in quanto somigliante al testicolo e quindi ne proibivano l’uso come alimento.
Il fagiolo è una pianta rampicante annuale coltivata in tutto il mondo in diverse varietà a scopo alimentare. Come fonte di cibo si utilizzano i semi ma a scopo terapeutico viene utilizzato il baccello, raccolto in estate e privato dei semi.
PRINCIPI ATTIVI:
– flavonoidi
– faseolina
– sali di cromo
– zuccheri
– inositolo
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
Il baccello di fagiolo, oltre che per le sue caratteristiche di blando diuretico, viene utilizzato come coadiuvante nelle diete dimagranti soprattutto quando l’alimentazione è ricca di carboidrati e farinacei.
Grazie alla presenza di fibre esso agisce riducendo lo stimolo della fame ed accelerando il transito intestinale del cibo, in modo tale che venga ridotta la quantità di nutrienti disponibili all’assorbimento.
Il fagiolo di baccello svolge anche una azione inibente nei confronti dell’alfa-amilasi pancreatica, l’enzima predisposto alla demolizione degli zuccheri complessi in forme più semplici e pronte per l’assorbimento. Questa sua attività contribuisce al trattamento della iperglicemia di origine alimentare.
(Citrus sinensis, Fam Rutaceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– edulcorante
– tonico
-stomachico
PRINCIPI ATTIVI:
– olio essenziale: limonene, linalolo
– flavonoidi: esperidina
– cumarine: auraptene
– zuccheri
– acidi organici
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
L’arancio dolce svolge una azione stomachica, cioè stimola la funzionalità dello stomaco, aumentando la produzione di succhi gastrici. Svolge inoltre un’azione amaro-tonica, grazie alla presenza nella sua scorza di sostanze amaroidi. Ciò rende questo frutto un ottimo rimedio contro le dispepsie, l’atonia gastrica e l’inappetenza. La presenza di zuccheri fa si che l’arancio amaro venga largamente utilizzato nelle preparazioni galeniche e nell’industria farmaceutica come correttivo del sapore e aromatizzante.
(Peumus boldus, Fam. Monimiaceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– coleretico
– colagogo
– colecistocinetico
– lassativo
– diuretico
CARATTERISTICHE GENERALI:
Il boldo è una pianta usata da molti secoli nel sud America, in modo particolare in Cile, e sicuramente gli Indios, che abitavano quei territori già prima della scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo, conoscevano bene le proprietà delle foglie di boldo anche se la leggenda narra che le sue proprietà furono scoperte per caso. Sembra che un gregge di pecore tutte soggette a disturbi epatici fosse stato racchiuso in un recinto di emergenza ricco di piante di boldo, del quale naturalmente gli animali si nutrirono, guarendo così dal loro malessere.
Il suo uso in Europa fu introdotto da Giovanni Ignazio Molina, uno studioso al seguito delle missioni scientifiche europee in Sud America, il quale gli diede anche il nome di “boldus boldus”, che era sì il nome indigeno della pianta, ma era anche, curiosa coincidenza, il nome della persona che per primo fece una descrizione botanica della pianta, un gesuita spagnolo chiamato don Boldo. Il boldo, originario del Cile e del Perù, è un arbusto sempreverde coltivato anche nel Mediterraneo e sulla costa occidentale del Nord America. A scopo terapeutico si utilizzano le foglie raccolte durante tutto l’anno.
PRINCIPI ATTIVI:
– alcaloidi: boldina
– olio essenziale: ascaridolo
– flavonoidi: boldoglucina
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
Il boldo stimola l’attività epatica ed il flusso biliare. In particolare aumenta la produzione e la secrezione biliare sia per attività diretta sulla cellula epatica, sia per stimolazione diretta sulla contrattilità della cistifellea. Il boldo è attivo a livello dell’apparato digerente e urinario, stimolando la loro funzionalità secretiva e motoria, risultandone così la sua azione digestiva e blandamente diuretica. Svolge anche una azione lassativa indiretta, dovuta all’aumentata produzione di sali biliari, i quali sono una componente fondamentale delle feci. In conclusione possiamo dire che il boldo trova impiego nell’insufficienza epatica, nella calcolosi biliare, nelle dispepsie, nella stipsi da insufficienza epatica non grave.
CONTROINDICAZIONI:
Gravidanza , presenza di calcoli nei dotti biliari.
EFFETTI INDESIDERATI:
L’ascaridolo, presente nell’olio essenziale e che quindi non va utilizzato, risulta irritante per il tratto gastroenterico, e a volte addirittura allucinogeno.
(Rheum officinalis, Fam. Plolygonaceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– lassativo
– antidiarroico
CARATTERISTICHE GENERALI:
Il rabarbaro è una pianta originaria della Cina e del Tibet, per questo è comunemente chiamato rabarbaro cinese. Viene utilizzato in oriente fin dal 3000 a.C. , come ci viene riferito in un antichissimo trattato medico chiamato Pen Ts’ao Shing.
Vive spontaneo in queste zone ma è anche largamente coltivato.
E’ una grande pianta erbacea che cresce in sole soleggiate e dai terreni ben drenati. A scopo terapeutico si utilizza il rizoma, dissotterrato in autunno.
PRINCIPI ATTIVI:
– antrachinoni: reina, aloemodina, emodina
– tannini
– flavonoidi
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
A seconda della dose di rabarbaro assunta avremo delle differenti attività terapeutiche: a piccole dosi il rabarbaro agisce come stimolante dell’appetito, aumenta la secrezione biliare e svolge un’azione astringente contro la diarrea. Tutto ciò è dovuto in prevalenza all’effetto dei tannini. Mano a mano che si aumenta la dose comincia a prevalere l’effetto degli antrachinoni su quello dei tannini e la pianta svolge la sua azione lassativa, agendo a livello dell’intestino stimolandone la contrazione e facilitando così il transito delle feci.
Poichè il transito delle feci risulta accelerato, non tutta l’acqua viene riassorbita e queste risultano più morbide. Ciò rende la situazione più agevole in caso di patologie quali ragadi anali, emorroidi ecc.
EFFETTI INDESIDERATI:
Occasionalmente possono comparire spasmi gastrointestinali. In questo caso è necessario ridurre la dose del rimedio.
CONTROINDICAZIONI:
Gravidanza, affezioni intestinali di varia origine.
(Silybum marianum, Fam. Compositae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– epatoprotettore
CARATTERISTICHE GENERALI:
Il nome di “cardo mariano” deriva dalle particolari striature bianche presenti sulle sue foglie. Secondo la leggenda queste sarebbero le gocce di latte della Vergine Maria, la quale si servì di questa pianta per nascondere Gesù durante la sua fuga; da qui il nome di “cardo della Madonna”.
E’ una pianta originaria del Mediterraneo, dove cresce selvatica nelle zone incolte e soleggiate. A scopo terapeutico si utilizzano i semi, raccolti alla fine dell’estate.
PRINCIPI ATTIVI:
– flavonoidi: silimarina, silicristina
– poliacetileni
– principi amari
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
Il semi di cardo mariano svolgono, grazie alla presenza della silimarina, una azione protettiva sul fegato. In particolare la silimarina agisce come antagonista nei confronti di numerosi agenti tossici, quali per esempio le sostanze tossiche dell’amanita falloide e il tetracloruro di carbonio. Il meccanismo d’azione è duplice: da una parte modifica la membrana cellulare degli epatociti ( struttura funzionale primaria del fegato ) in modo tale da impedire agli agenti epatotossici la penetrazione all’interno della cellula; dall’altra, aumentando la sintesi proteica a livello ribosomiale, stimola la formazione di nuovi epatociti e quindi la capacità di rigenerazione del fegato.
Il cardo mariano trova impiego come epatoprotettore nel trattamento di intossicazioni acute da sostanze tossiche e come coadiuvante nel trattamento di epatopatie croniche quali epatiti e cirrosi.
CONTROINDICAZIONI:
Ipersensibilità individuale alle Compositae, grave ostruzione delle vie biliari.
(Cynara scolymus, Fam. Asteraceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– stimolante biliare
– ipocolesterolemizzante
– epatoprotettore
– diuretico e depurativo
CARATTERISTICHE GENERALI:
Il carciofo è una pianta originaria dell’area mediterranea, largamente coltivata nelle zone a clima caldo-temperato.
E’ una pianta erbacea perenne che cresce fino a 1,5 m di altezza. A scopo terapeutico si utilizzano le carnose foglie, raccolte prima della fioritura.
PRINCIPI ATTIVI:
– acido caffeilchinico
– flavonoidi
– inulina
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
Le foglie di carciofo stimolano la funzionalità della cistifellea, aumentando la produzione di bile e diminuendo la concentrazione di colesterolo nel sangue. Tutto ciò porta ad un miglioramento della funzione digestiva e a riduzione del gonfiore addominale.
Il carciofo svolge anche un’azione protettiva sul fegato contro l’azione dannosa di tossine ed agenti infettivi.
Ultima, ma non meno importante, è la sua attività diuretica e depurativa, utile in disturbi quali ritenzione idrica, cellulite, artrosi e gotta.
CONTROINDICAZIONI:
Ipersensibilità alle Asteraceae; occlusione delle vie biliari.
(Arctium lappa, Fam. Compositae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– depurativo
– diuretico
– antibiotico
– antisettico
CARATTERISTICHE GENERALI:
La bardana è una delle piante detossicanti più utilizzate sia nella medicina erboristica occidentale che in quella cinese. Essa era conosciuta già nei tempi antichi se si pensa che anche Virgilio ne parla, in alcune sue opere, come di una pianta i cui frutti si appigliavano al pelo degli animali e alle vesti degli uomini. Questa è infatti la caratteristica del frutto di bardana il quale è racchiuso in un involucro di squame ad uncino che aderiscono molto facilmente a varie superfici, favorendo così la disseminazione.
La bardana, originaria dell’Europa e dell’Asia, è una pianta erbacea perenne che cresce molto facilmente, tanto da ricoprire tutto ciò che la circonda, lungo le strade, tra le macerie o sui bordi dei fossati. A scopo terapeutico si utilizzano le radici estratte dal terreno in autunno se la pianta è al primo anno di vita, in primavera se è già al secondo anno.
PRINCIPI ATTIVI:
inulina – glicosidi amari: arctiopicrina
– flavonoidi: arctina
– alfa-metilen-butirrolattone
– fitosteroli
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
Per uso esterno le preparazioni a base di radici di bardana vengono tradizionalmente impiegate, grazie alla presenza di sostanze ad azione antisettica ed antibiotica quali l’alfa-metile-butirrolattone e l’arctiopicrina, per la cura di affezioni a carico della pelle quali acne, foruncoli, ascessi, infezioni cutanee locali, eczemi, psoriasi.
La bardana viene utilizzata con successo, per uso interno, anche per la sua azione depurativa, diuretica e disintossicante in caso di disturbi dell’apparato epato-biliare, nella gotta e nei reumatismi.
CONTROINDICAZIONI:
Ipersensibilità individuale alle Compositae, gravidanza, allattamento.
(Commiphora molmol, Fam. Burseraceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– astringente
– antisettico
– antinfiammatorio
CARATTERISTICHE GENERALI:
La mirra è stata da sempre protagonista di numerosi riferimenti biblici – la mirra era uno dei doni che i Re Magi portarono in dono al Bambino Gesù per la sua nascita – tuttavia la leggenda più suggestiva fa risalire la sua origine alla ninfa Mirra, figlia del re della Siria Tesi. Ella si rifiutava di adorare la dea dell’amore Afrodite, la quale per vendetta fece innamorare la bella ninfa di suo padre. Questa passione incontrollabile portò Mirra ad avere, con l’inganno, rapporti incestuosi con il re. Quando questi scoprì tutto volle uccidere la figlia, la quale invece, rimasta incinta, chiese protezione agli dei che la trasformarono in un albero, dal quale sgorgava una sostanza resinosa rievocante le lacrime della bella ninfa.
Nove mesi dopo nacque un bellissimo bambino che venne chiamato Adone. Questa leggende ci fa capire quanto l’albero della mirra fosse tenuto in considerazione già dai tempi antichi. Gli stessi egiziani erano dei forti consumatori di questa resina, sia per le imbalsamazioni, sia per lo svolgimento di riti sacri in onore del dio sole, tanto da organizzare delle invasioni nei paesi che la producevano per impadronirsi degli alberi.
L’albero della mirra è un arbusto che non supera i 3 m di altezza, origiario del Nord-Est Africa, in particolar modo della Somalia, ma attualmente la si può trovare in Europa, Arabia Saudita, India, Iran e Tailandia. Cresce nei boschi su terreni ben drenati e soleggiati. La mirra è la resina che si raccoglie dal taglio dei rami e che viene in seguito essiccata.
PRINCIPI ATTIVI:
– gomme
– mucillagini
– resine
– sostanze terpeniche: dipentene, limonene, delta-epinene, eugenolo, cadinene, m-creosolo, aldeide cinnamica.
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
La mirra possiede principi attivi ad azione astringente, antisettica ed antinfiammatoria, che ne fanno un ottimo rimedio, sottoforma di colluttorio, per il trattamento di gengive infiammate e sanguinanti, prevenzione della carie dentaria, ulcerazioni del cavo orale e faringiti. Esternamente la sua azione astringente e antisettica la rende utile nel trattamento di acne, foruncoli, infiammazioni della pelle.
CONTROINDICAZIONI:
Gravidanza e allattamento.
(Malva sylvestris, Fam. Malvaceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– emolliente
CARATTERISTICHE GENERALI:
Il nome “malva” fu introdotto dai Romani, come derivazione del verbo “mollire”, con riferimento alle proprietà emollienti della pianta. La malva è una pianta erbacea perenne, originaria dell’Europa e dell’Asia, ma che cresce estesamente anche in America ed Australia. E’ molto frequente incontrarla nei luoghi incolti, lungo i muri e le siepi. A scopo terapeutico si utilizzano sia le foglie che i fiori, raccolte le prime in primavera ed i secondi in estate.
PRINCIPI ATTIVI:
– mucillagini
– antocianine: malvina, malvidina
– tannini
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
La presenza di mucillagini rende la malva un ottimo emolliente ed antiinfiammatorio nei casi di irritazione della mucosa orofaringea e nella tosse stizzosa che frequentemente vi si associa. Le mucillagini infatti calmano l’infiammazione delle mucose e le proteggono dagli stimoli irritativi. La malva viene anche utilizzata per le infiammazioni dell’apparato urinario, e come blando lassativo, soprattutto qualora sia presente irritazione della parete intestinale. Esternamente è risultata utile, sotto forma per esempio di impacco, come antiinfiammatorio su pelli arrossate o particolarmente sensibili.
(Ruscus aculeatus, Fam. Liliaceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– vasotonico
– antiedematoso
– diuretico
CARATTERISTICHE GENERALI:
Il rusco è noto comunemente con il nome di “pungitopo”, curioso appellativo derivante dal fatto che nel medioevo, soprattutto in Toscana, quando si mettevano le carni essiccate a conservare nelle cantine, era buona abitudine appenderle ai ganci assieme a qualche ramo di rusco il quale, presentando delle foglie acuminate, teneva lontani i topi attratti dalle prelibatezze. In inglese il rusco si chiama “butcher’s broom” cioè “scopa dei macellai”, in quanto fino alla fine del ventesimo secolo i suoi rami venivano utilizzati per farne scope per pulire le botteghe dei macellai. Il pungitopo è noto ai più come pianta natalizia e si dona a Natale come pianta di buon auspicio (il famoso vischio).
Il rusco è una pianta perenne sempreverde che troviamo nella maggior parte dell’Europa, dell’Asia occidentale e del Nord Africa. Cresce selvatica nei boschi asciutti e sassosi. A scopo terapeutico si utilizza il rizoma raccolto in autunno.
PRINCIPI ATTIVI:
– saponine steroidee: ruscogenina
– fitosteroli
– tannini
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
Il rusco, essendo un buon venotonico , antiedemigeno e diuretico per la presenza fra i suoi principi attivi della ruscogenina, viene utilizzato nel trattamento dei disturbi associati all’insufficienza venosa come gonfiore e prurito, dolore e senso di pesantezza alle gambe, crampi, come coadiuvante nel trattamento delle emorroidi, nella ritenzione idrica.
(Aesculus hippocastanum, Fam. Hippocastanaceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– venotropo
– antiinfiammatorio
CARATTERISTICHE GENERALI:
Il nome “ippocastano” significa “castagna del cavallo”, con riferimento al fatto che questi semi, simili appunto a castagne, venivano dati come cura ai cavalli per alcune loro malattie.
L’ippocastano è un grosso albero originario dell’Asia occidentale e della zona dei Balcani ma cresce spontaneo in tutto il mondo. A scopo terapeutico si utilizzano i grossi semi che si raccolgono in autunno.
PRINCIPI ATTIVI:
– saponine triterpeniche: escina
– cumarine
– flavonoidi
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
L’ippocastano aiuta a tonificare la parete dei vasi sanguigni evitando così che si formi un essudato nei tessuti circostanti, aumenta anzi la permeabilità dei capillari in modo tale che vengano riassorbiti i liquidi ristagnanti. E’ utilizzato nei casi di insufficienza venosa accompagnata da gonfiore, crampi, prurito, senso di pesantezza alle gambe e, nei casi più gravi, varici. Per lo stesso motivo l’ippocastano è un ottimo rimedio contro le emorroidi e contro le affezioni reumatiche caratterizzate da gonfiore ed infiammazione dei tessuti.
EFFETTI INDESIDERATI:
In alcuni casi può dare infiammazione della mucosa intestinale.
CONTROINDICAZIONI:
Anemia emolitica, insufficienza surrenalica.
(Ginkgo bibloba, Fam. Ginkgoaceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– stimolante e tonico circolatorio
CARATTERISTICHE GENERALI:
Il ginkgo è l’albero più antico presente sulla Terra, considerato quasi un fossile vivente, essendo comparso sul nostro pianeta circa 190 milioni di anni fa. E’ una pianta originaria dell’Asia orientale, prevalentemente Cina e Giappone, dove veniva considerato, per la sua eccezionale longevità, albero sacro, e spesso coltivato vicino ai templi, dove tutt’oggi sono presenti esemplari di duemila anni di età. Nel ‘700 venne importato in Europa dove venne apprezzato per lo più per le sue proprietà ornamentali, fino a che Linneo, nel 1730, non ne rese ufficiali le proprietà terapeutiche, già conosciute da moltissimi secoli in oriente. Il ginkgo cresce tuttora spontaneo nelle regioni dell’estremo oriente, ma viene coltivato diffusamente anche in Europa. E un grande albero dalle foglie bilobate (da cui il nome della pianta) le quali vengono raccolte in autunno e rappresentano la parte della pianta utilizzata a scopo terapeutico.
E’ una pianta erbacea coltivata in tutte le regioni calde per il frutto che, oltre ad essere commestibile, rappresenta la fonte di importanti sostanze usate a scopo terapeutico.
PRINCIPI ATTIVI:
– flavonoidi: ginkgetolo, isoginkgetolo
– lattoni terpenici: ginkgolidi A, B e C, bilobalide
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
Il ginkgo biloba agisce migliorando la microcircolazione periferica e riducendo il rischio di ischemie e di fenomeni trombotici. Questa proprietà del ginkgo è dovuta alla capacità dei suoi principi attivi di inibire il fattore di attivazione piastrinica ( PAF ), riducendo quindi il rischio che si formino dei trombi, e regolando la funzionalità vasomotoria. Trova quindi largo impiego soprattutto nel trattamento della sindrome demenziale degli anziani, caratterizzata fra l’altro da circolazione cerebrale insufficiente, turbe della memoria, difficoltà di concentrazione, vertigini, cefalea, ronzio auricolare. Il ginkgo viene utilizzato anche per migliorare la circolazione a livello degli arti inferiori, soprattutto quando il flusso di sangue nelle arterie è ostacolato dalla presenza di placche aterosclerotiche, le quali comportano una serie di disturbi quali dolore alle gambe, crampi e difficoltà nella deambulazione. La capacità di questa pianta di stimolare la circolazione sanguigna viene utilizzata anche nei casi di impotenza sessuale maschile riconducibile a circolazione periferica difficoltosa.
(Hydrocotile asiatica, Fam. Umbelliferae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– venotropo
– cicatrizzante
CARATTERISTICHE GENERALI:
In Malesia la centella viene chiamata “erba delle tigri”, poichè, secondo le credenze locali, questa pianta viene utilizzata dai felini per curarsi le ferite di caccia.
La centella, originaria dell’India e degli Stati Uniti meridionali, cresce ora spontanea anche in Australia, Africa e Sudamerica. E’una pianta erbacea perenne che cresce preferibilmente nei luoghi paludosi o lungo il corso dei fiumi. A scopo terapeutico si utilizzano le foglie raccolte durante tutto l’anno.
PRINCIPI ATTIVI:
– saponine triterpeniche: asiaticoside, acido asiatico, acido madecassico.
– tannini
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
Azione venotropa:
la centella viene utilizzata nell’insufficienza venosa in quanto ridà tono ed elasticità ai vasi sanguigni. In questo modo migliora la circolazione sanguigna e si riduce notevolmente il gonfiore delle gambe. Questa sua azione si svolge anche a livello del microcircolo e questo è il motivo per cui la centella è considerata un ottimo rimedio contro la cellulite.
Azione cicatrizzante:
la centella favorisce il processo di cicatrizzazione di ferite, piaghe, ustioni, grazie alla sua azione trofica e regolatrice nei confronti del tessuto connettivo. Per lo stesso motivo può essere utilizzata in caso di dermatiti e psoriasi, patologie nelle quali si è perso l’equilibrio nella crescita del tessuto connettivo.
(Ananas sativus, Fam Bromeliaceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– antiinfiammatorio
– anticellulitico
– digestivo
CARATTERISTICHE GENERALI:
L’ananas è un frutto originario del Sud America, importato in Europa dopo la scoperta del Nuovo Mondo. Prende il nome da un’alterazione dell’originario “nana”, come veniva chiamato dagli indigeni.
E’ una pianta erbacea coltivata in tutte le regioni calde per il frutto che, oltre ad essere commestibile, rappresenta la fonte di importanti sostanze usate a scopo terapeutico.
PRINCIPI ATTIVI:
– enzima proteolitico: bromelina
– zuccheri
– sali minerali
– vitamine
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
La bromelina svolge un’azione proteolitica che giustifica l’uso dell’ananas come digestivo. Ma l’azione più importante di questo enzima è certamente quella antiinfiammatoria. La bromelina è risultata utile nei casi di edema post-traumatico e post-operatorio, negli ascessi, nella cellulite, cioè in molti casi di infiammazione dei tessuti molli accompagnati o meno da edema.
CONTROINDICAZIONI:
Ipersensibilità alla bromelina.
(Thymus vulgaris. Fam. Labiatae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– espettorante
– spasmolitico
– antibatterico
– antitussivo
CARATTERISTICHE GENERALI:
Il Timo è una pianta conosciuta da moltissimi secoli. Ai tempi dei Romani veniva utilizzata come conservante della carne oppure cosparsa sulla pelle degli animali da sacrificare per renderli ben accetti agli dei. Tuttavia erano già note alcune delle proprietà medicamentose del Timo, tanto che viene citato nell’antica opera “Herbarium Apulei”. Lo stesso Carlo Magno in seguito ordinò che fosse coltivato in tutti i giardini del suo vastissimo impero sia a scopo medicinale che culinario. Venne anche usato nel corso degli anni come antisettico durante i periodi di pestilenza. Verso la fine del ‘600 veniva venduto l’origanum , cioè l’olio essenziale di Timo, come antisettico topico. A questo scopo venne utilizzato con successo fino alla prima guerra mondiale quando, nonostante fosse divenuto un rimedio vitale per la cura delle ferite dei soldati, cominciò a scarseggiare in quanto veniva prodotto in Germania. Il Timo è una pianta a fusto pressochè erbaceo originaria dell’Europa meridionale, ma ormai coltivata in tutto il mondo. A scopo terapeutico si utilizzano le parti aeree che si raccolgono dalla metà alla fine dell’estate.
PRINCIPI ATTIVI:
-olio essenziale: timolo, carvacolo, pinene
-flavonoidi
-tannini
-saponine triterpeniche
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
Il Timo svolge principalmente, grazie ai principi attivi contenuti nell’olio essenziale e alle saponine, un’azione espettorante dovuta all’aumento della secrezione bronchiale e ad un effetto fluidificante sul muco. Il Timo svolge anche una efficace azione antibatterica soprattutto nei confronti dei germi Gram positivi, che sono quelli maggiormente responsabili delle affezioni del tratto respiratorio; caratteristica questa, unitamente alle proprietà illustrate precedentemente, che rendono il Timo una pianta di elezione nel trattamento dei malanni caratteristici della stagione invernale quali influenza, bronchite, tosse con catarro, tosse stizzosa ed anche la pertosse nei bambini. Molto importante è l’azione antisettica topica in quanto combatte diversi tipi di batteri e funghi. Viene quindi utilizzato nella disinfezione di ferite, nella cura di forme infettive cutanee e di micosi. I principi attivi presenti nell’olio essenziale di Timo svolgono un’azione spasmolitica sulla muscolatura liscia intestinale, per cui viene anche utilizzato come antispasmodico e digestivo.
CONTROINDICAZIONI:
Le controindicazioni si riferiscono soprattutto all’olio essenziale, contenente timolo, il quale è controindicato in gravidanza, in caso di enterocoliti e di insufficienza cardiaca, in quanto già a bassi dosaggi può causare effetti tossici quali cefalea, nausea, vomito e depressione cardiaca e respiratoria. E’ quindi consigliabile utilizzare l’erba anziché il suo olio essenziale.
(Rosa canina, Fam. Rosaceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– integratore di vitamine
CARATTERISTICHE GENERALI:
Il nome di “rosa canina” deriva dal nome scientifico dei suoi falsi frutti, chiamati “cinorrodi”, nome che significa in greco “rosa dei cani”: sta ad indicare una specie di rosa che vive allo stato selvatico.
Un’altra corrente di pensiero ritiene che il nome derivi dal fatto che la radice di questa pianta veniva utilizzata per curare la rabbia.
Era una pianta molto apprezzata dagli antichi egizi, i quali usavano i petali per rinfrescare l’aria e l’acqua di rose come profumo.
La rosa canina è originaria dell’Europa, delle regioni temperate dell’Asia e del Nord Africa. E’ un arbusto molto ramificato che cresce comunemente, allo stato selvatico, nei luoghi incolti, fra le siepi e nei boschi. A scopo terapeutico si utilizzano i falsi frutti della pianta raccolti in autunno.
PRINCIPI ATTIVI:
inulina – vitamina C
– vitamine del gruppo B
– flavonoidi
– tannini
– zuccheri
– pectina
– polifenoli
– olio volatile
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
La rosa canina viene utilizzata principalmente come fonte di vitamina C naturale, anche se non tutti gli esperti sono daccordo sul suo reale contenuto nella pianta. Oltretutto il processo di essiccazione riduce notevolmente la percentuale di vitamina C presente nei falsi frutti; tuttavia la rosa canina resta una buona fonte di di vitamina C, da utilizzarsi come integrazione nei soggetti affetti da raffreddore ed influenza. Molto più frequentemente l’uso che se ne fa dei falsi frutti è prettamente alimentare, per la produzione di marmellate e gelatine.
CONTROINDICAZIONI:
Gravidanza e allattamento.
(Hieracium pilosella, Fam. Compositae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– diuretico
– espettorante
– astringente
CARATTERISTICHE GENERALI:
Il nome Hieracium deriva dal greco “ierax”, cioè “sparviero” in quanto questa pianta era uno degli alimenti più graditi da questi rapaci.
La pilosella è una pianta erbacea perenne che cresce nei terreni secchi e sabbiosi in Europa, Asia e Nordamerica. A scopo terapeutico si utilizzano le parti aeree della pianta, raccolte in estate durante la fioritura.
PRINCIPI ATTIVI:
– cumarine: umbelliferone
– flavonoidi
– acidi fenolici: acido clorogenico
– tannini
– mucillagini
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
Uso interno:
La pilosella svolge una azione diuretica con aumento del volume delle urine ed eliminazione di cloruri e sostanze azotate presenti in esse. Questa sua attività viene utilizzata con successo nei casi di cistite, ritenzione idrica, cellulite, calcolosi delle vie urinarie.
La pilosella inoltre è un ottimo espettorante in quanto stimola il riflesso della tosse, rilassa la muscolatura bronchiale e riduce la formazione di catarro.
Uso esterno:
La pilosella può essere utilizzata esternamente, come astringente ed antiinfiammatorio, per la cura di ferite e scottature.
(Ribes nigrum, Fam. Sassifragaceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– antinfiammatorio
– antiallergico
– diuretico
CARATTERISTICHE GENERALI:
Il ribes nero è un arbusto che produce dei gradevoli frutti di colore nero che gli Arabi impararono ad apprezzare quando giunsero in Spagna. Essi cercavano un sostituto del Rheum Ribes, una specie di rabarbaro dal quale ricavavano uno sciroppo dissetante, e scoprirono che dai frutti di questa pianta si poteva ricavare uno sciroppo altrettanto gradevole e dissetante.
I frutti di ribes nero vengono ampiamente utilizzati come edulcoranti in vari medicamenti, ma a scopo terapeutico si utilizzano le foglie, anzi le gemme, cioè il tessuto in crescita del ribes.
PRINCIPI ATTIVI:
– sostanze steroidi
– flavonoidi
– glicosidi
– olio essenziale
– oligosaccaridi
– diterpeni
– enzimi
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
La radice di genziana è l’amaro- tonico-stomachico più utilizzato, possedendo la pianta i principi più amari che si conoscano in natura. Tuttavia la genziana non svolge la sua azione per diretta stimolazione della mucosa gastrica, bensì di riflesso attraverso la stimolazione delle papille gustative. Di conseguenza essa non produce un effetto irritativo a livello gastrico.
La genziana agisce sul sistema di controllo della temperatura corporea, risultandone quindi una notevole azione febbrifuga; inoltre stimola la produzione di globuli bianchi aumentando l’efficienza del sistema immunitario. Viene spesso utilizzata perciò, in associazione con preparati a base di ferro, nelle anemie, nella convalescenza e negli stati di decadimento organico, quando si è più a rischio di contrarre malattie infettive.
CONTROINDICAZIONI:
Il ribes nigrum viene utilizzato in fitoterapia principalmente sottoforma di gemmoderivato come antinfiammatorio, antiallergico e diuretico nella cura delle sindromi infiammatorie, soprattutto dell’apparato respiratorio, nelle sindromi allergiche, nella oculorinite allegica, nel reumatismo articolare. Il macerato glicerico di ribes nero svolge una azione “cortisone-simile”, tuttavia priva di tossicità.
(Glycyrrhiza glabra, Fam. Leguminosae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– antiulcera
– lassativo
– antiinfiammatorio
– emolliente
– antitussivo
CARATTERISTICHE GENERALI:
La liquirizia è una pianta conosciuta in oriente da molti secoli. Si pensi che viene descritta già nel primo grande erbario cinese, il “Pen Tsao Ching”, risalente sembra a 5000 anni fa. Secondo la religione buddista annualmente, precisamente l’ottavo giorno dell’ottavo mese dell’anno, la statua di budda doveva essere posta in un bagno ricavato dal succo della liquirizia. Questo ci fa capire quanto veniva tenuta in considerazione questa pianta per i suoi benefici effetti. Anche nell’antico Egitto non era da meno: furono trovati dei bastoncini di radice di liquirizia nella tomba del faraone Tutankamon, come corredo funebre assieme ad altri tesori. E’ al greco Ippocrate che si deve il nome glycyrrhiza, poiché egli chiamava questa pianta “radice dolce”, in greco “glukos riza”( la glicirrizina, componente principale della liquirizia, possiede un potere dolcificante cinquanta volte superiore a quello dello zucchero comune). Il nome venne poi modificato dai romani in “liquiritia” dal quale deriva l’attuale nome ” liquirizia”. La liquirizia è una pianta perenne alta fino ad un metro e mezzo che cresce spontanea nell’Europa sud- orientale e nell’Asia sud-occidentale ma che viene comunque ampiamente coltivata. A scopo terapeutico si utilizzano le radici.
PRINCIPI ATTIVI:
– saponine triterpeniche: glicirrizina (acido glicirrizico)
– flavonoidi
– polisaccaridi
– fitosteroli
– cumarine
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
La liquirizia possiede una spiccata attività antiulcera sia a livello delle ulcere gastriche sia soprattutto a livello delle piccole ulcere duodenali. La liquirizia stimola infatti il processo di cicatrizzazione della lesione ulcerosa e svolge al contempo un’azione spasmolitica ed antiinfiammatoria dovuta alla formazione di uno strato di muco protettivo per la mucosa gastrica. Questa radice, grazie alla presenza delle saponine, sostanze dal potere emulsionante, svolge un ruolo importante in caso di stipsi e viene spesso associata, in miscela, ad altre sostanze ad azione lassativa. La liquirizia viene spesso utilizzata nelle infiammazioni delle vie aeree superiori , nei casi di tosse anche accompagnate da catarro, grazie alla sua azione antiinfiammatoria, emolliente, espettorante e bechica ( cioè calmante della tosse ). L’azione antiinfiammatoria della liquirizia, da alcuni paragonata a quella dei cortisonici, trova impiego nel trattamento delle affezioni della pelle quali eczemi e dermatiti.
CONTROINDICAZIONI:
Gravidanza, ipertensione, insufficienza renale, malattie epatiche.
EFFETTI INDESIDERATI:
In caso di utilizzo prolungato e a dosi elevate possono comparire ritenzione idrica, perdita di potassio, ipertensione, edemi.
(Echinacea purpurea, Echinacea angustifolia, Fam. Asteraceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– immunostimolante
– antinfiammatorio
– antiallergico
– antibiotico
CARATTERISTICHE GENERALI:
L’Echinacea è una pianta originaria del Nord America dove veniva utilizzata dalle tribù indiane come impiastro da applicare sulle ferite, le ustioni , le punture d’ insetto ed i morsi di serpente, oppure masticata contro il mal di denti, mal di testa o mal di stomaco. Furono proprio gli indiani delle pianure che insegnarono, verso la fine del ‘700, l’uso medicinale dell’Echinacea ai coloni bianchi. Fu verso la fine dell’800 che l’Echinacea conobbe una grande diffusione come medicamento, grazie al Dr H.C.F. Meyer , il quale commercializzò un medicamento, il “Rimedio Depurativo Meyer”, che vantava a sua detta proprietà miracolose contro un gran numero di affezioni. Sicuramente era una esagerazione ma proprio la verifica di queste presunte virtù terapeutiche portò gli studiosi negli anni successivi a capire il meccanismo d’azione dei numerosi principi attivi di questa pianta. L’Echinacea è una pianta erbacea che cresce spontanea nelle zone centrali degli Stati Uniti, ed essendo facile da coltivare, specialmente l’Echinacea purpurea, si è diffusa estesamente anche in Europa. A scopo terapeutico si utilizzano le radici della pianta raccolte in autunno da piante di almeno 4 anni di età.
PRINCIPI ATTIVI:
– echinaceina
– echinacoside
– olio essenziale
– flavonoidi
– polisaccaridi
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
Le preparazioni a base di Echinacea, grazie alla presenza di un antibiotico naturale ad ampio spettro quale è l’echinacoside, vengono utilizzate per stimolare il sistema immunitario a contrastare le infezioni batteriche e virali, soprattutto in caso di malattie da raffreddamento a carico di gola, naso e faringe quali per esempio raffreddore, influenza, tonsillite, bronchite. L’utilizzo di Echinacea,già prima dell’arrivo della stagione fredda, quando notoriamente si ha un picco di frequenza di tali affezioni, può aiutare a prevenirle o eventualmente a ridurne i sintomi più fastidiosi. L’Echinacea è inoltre molto efficace nel trattamento di ferite, ulcere, ascessi, foruncoli, herpes simplex, psoriasi ed in generale quando vi siano ulcerazioni e talune forme di dermatite. Questa azione è svolta dall’echinaceina, una sostanza che inibisce l’enzima ialuronidasi prodotto dai germi per demolire lo scudo di acido ialuronico presente nei tessuti come protezione nei confronti di agenti patogeni.
CONTROINDICAZIONI:
Ipersensibilità individuale alle Asteraceae, gravidanza e allattamento, tendenza individuale a reazioni allergiche, presenza di malattie autoimmuni.
(Calendula officinalis, Fam. Asteraceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– cicatrizzante
– antiflogistico
– disinfettante
– antimicotico
– emmenagogo
CARATTERISTICHE GENERALI:
La calendula prende il suo nome dal latino “calendae” riferendosi al fatto che la pianta è in fioritura per molto tempo, motivo per il quale è anche chiamata “fior d’ogni mese”. Basandosi su questa caratteristica la teoria della “signatura”, molto in voga nel passato, secondo la quale ogni pianta presenta delle caratteristiche visibili che ne suggeriscono l’uso terapeutico, vedeva nella calendula un ottimo emmenagogo (cioà favorente il flusso mestruale) e rimedio contro i dolori periodici.
La calendula è una pianta erbacea originaria del Sud Europa che cresce nei campi e nei luoghi erbosi delle regioni temperate di tutto il mondo.
A scopo terapeutico si utilizzano i fiori raccolti all’inizio dell’estate.
PRINCIPI ATTIVI:
– triterpeni
– resine
– carotenoidi
– glicosidi
– mucillagini
– fitosteroli
– flavonoidi
– olio essenziale
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
Uso esterno:
La calendula viene impiegata principalmente per la sua azione disinfettante, antiflogistica e cicatrizzante in caso di abrasioni, tagli, ferite infette, arrossamenti dovuti alla eccessiva esposizione al sole, punture d’insetto, piaghe, ustioni, eritemi da pannolino, capezzoli irritati e dolenti a causa dell’allattamento.
Uso interno:
La calendula è considerata emmenagoga, cioè regolarizza il ciclo mestruale. Questa proprietà è dovuta alla presenza , come principio attivo, dei fitosteroli, i quali possiedono una blanda azione estrogenica.
Viene utilizzata inoltre per alleviare l’infiammazione a carico delle mucose orofaringee e dell’apparato digerente (gastrite, ulcera gastrica, colite).
CONTROINDICAZIONI:
Ipersensibilità individuale alle Asteraceae.
(Panax ginseng, Fam. Araliaceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– tonico adattogeno
CARATTERISTICHE GENERALI:
Il ginseng è probabilmente la pianta cinese più conosciuta. Il suo nome scientifico “panax ginseng” ha una duplice origine. “Ginseng” significa “pianta-uomo” ed è il nome che anticamente i coreani diedero a questa pianta le cui radici hanno forma vagamente umana.
“Panax”, che significa “panacea”, è un nome attribuitogli dagli antichi Greci, per indicare in questa pianta un rimedio per tutti i mali. Nonostante l’uso che si faceva di questa pianta già da molti secoli in oriente, il ginseng fu sconosciuto in Europa fino al XVIII secolo, quando venne introdotto dai missionari gesuiti che in Cina avevano delle missioni.
E’ oramai quasi impossibile trovare il ginseng allo stato spontaneo, tranne che in qualche zona del Nepal, della Siberia e della Corea. Viene perciò largamente coltivato a scopo economico in molti paesi.
Il ginseng è una pianta erbacea perenne della quale si utilizzano, a scopo terapeutico, le radici tuberizzate, raccolte in autunno.
PRINCIPI ATTIVI:
– ginsenosidi: damarano, oleanano
– zuccheri
– vitamine del gruppo B
– fitosteroli
– composti poliacetilenici
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
Azione tonica ed adattogena.
Il ginseng aiuta l’organismo ad adattarsi a situazioni di stress, alla stanchezza, al freddo.
Migliora il rendimento dell’organismo sia a livello fisico, stimolando le nostre difese immunitarie e la resistenza allo sforzo eccessivo, che mentale, aumentando il nostro livello di concentrazione.
EFFETTI INDESIDERATI:
Dosi elevate di ginseng possono causare insonnia.
(Paullinia sorbilis, Fam. Sapindaceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– tonico stimolante
CARATTERISTICHE GENERALI:
Il guaranà è originario delle foreste tropicali dell’Amazzonia, ed è proprio da qui che un gesuita verso la fine del ‘600 fece giungere in Europa le prime notizie storiche su questa pianta.
Il guaranà è una liana legnosa, lunga fino a 10 m, della quale si utilizzano, a scopo terapeutico, i semi.
PRINCIPI ATTIVI:
– xantine: caffeina, teobromina, teofillina
– tannini
– saponine
– resine
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
Tonico stimolante generale, impiegato negli stati di affaticamento fisico e mentale, negli stati di depressione, nelle convalescenze, contro l’emicrania.
Azione astringente, dovuta ai tannini, utile nei casi di diarrea.
CONTROINDICAZIONI:
Ipertensione
EFFETTI INDESIDERATI:
A dosi eccessive può causare ipereccitazione nervosa ed insonnia.
(Tilia Europea, Fam. Tiliaceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– Sedativo
– Spasmolitico
– Sudorifero
CARATTERISTICHE GENERALI:
Il tiglio è una pianta simbolo di innocenza e, proprio per questo suo significato, secondo la tradizione popolare,.sembra spuntasse spontaneamente sulla tomba di S. Caterina. Era considerata una pianta scaccia streghe e spiriti maligni, ed infatti, sotto le sue fronde venivano celebrati dei riti propiziatori.
Il tiglio è un albero alto fino a 30 m, con la chioma arrotondata, originario dell’Europa, ma che cresce ovunque anche spontaneo, in numerose varietà.
A scopo terapeutico si utilizzano le infiorescenze, raccolte in estate.
PRINCIPI ATTIVI:
– flavonoidi: quercetina e canferolo
– acido caffeico ed altri acidi organici
– mucillagini
– tannini
– olio essenziale: farnesolo
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
Uso interno:
– Azione spasmolitica e sedativa : allevia stati di tensione, mal di testa, stress, ansia, palpitazioni nervose (contribuisce ad abbassare la pressione grazie a vasodilatazione e diminuzione del tono cardiaco).
– Azione sudorifera: utile nelle malattie da raffreddamento accompagnate da febbre, per le quali è richiesto un aumento della sudorazione; la presenza di mucillagine fa del tiglio un ottimo emolliente anticatarrale.
Uso esterno:
– azione lenitiva, rinfrescante per pelli delicate e facilmente irritabili.
(Camelia sinensis, Fam. Theaceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
-tonico nervino
-astringente
-diuretico
CARATTERISTICHE GENERALI:
Il The è la seconda bevanda più bevuta al mondo, subito dopo l’acqua, e sicuramente una delle erbe più utilizzate a scopo medicinale. La leggende racconta che un monaco buddista, pur di non addormentarsi e poter quindi continuare a pregare, si stappò le ciglia e le gettò a terra. Budda fece nascere da questo insolito “seme” la pianta del the per permettere all’uomo di non addormentarsi. In Cina, dove la medicina tradizionale è basata quasi esclusivamente sull’utilizzo di piante medicinali, il the viene usato da più di 3000 anni per combattere vari disturbi tra i quali troviamo per esempio cefalea, dissenteria ed asma. Esso è il protagonista di un intero libro chiamato Cha Ching, risalente all’VIII secolo dopo Cristo, dove viene accuratamente descritta la raccolta del the, quali sono i materiali più adatti alla sua preparazione, e infine la simbologia rappresentata da questa bevanda. I cinesi ritenevano che la bevanda a base di the avesse delle qualità divine, per questo la chiamarono con il nome greco thea, cioè dea. In Europa arrivò grazie alla Compagnia Olandese delle Indie Orientali, che lo importò in Olanda nel 1610, e da dove si diffuse rapidamente presso le classi privilegiate inglesi, divenendo una sorta di istituzione in Inghilterra, e non solo. Il The è un alberello sempreverde originario dell’India settentrionale e della Cina meridionale, ed è ora coltivato principalmente in India, nello Sri Lanka e in Indonesia. Di questa pianta si utilizzano le foglie che a seconda della lavorazione a cui vengono sottoposte daranno il The verde o il The nero. Il The verde si ottiene dalle foglie fresche semplicemente essiccate in recipienti di rame a fuoco lento; per ottenere il The nero, invece, le foglie vengono prima lasciate appassire al sole, subendo quindi un processo di fermentazione, e poi essiccate.
PRINCIPI ATTIVI:
-xantine: teina (caffeina), teofillina, teobromina
-tannini
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
Le xantine presenti nel The sono delle sostanze ad azione stimolante sul sistema nervoso, rendendo questa pianta un ottimo rimedio contro l’astenia fisica e l’affaticamento mentale. Il The viene usato spesso anche come coadiuvante nelle diete dimagranti poiché, oltre all’effetto diuretico espletato soprattutto dalla teobromina, l’effetto stimolante sul sistema nervoso tende a deprimere in i centri della fame, con il risultato ultimo di ottenere una diminuzione dell’appetito. Il The contiene tannini che sono sostanze ad azione astringente che rendono questa pianta un efficace antidiarroico. Inoltre hanno la proprietà di far precipitare parte delle proteine ingerite con l’effetto di ridurne l’assorbimento.
CONTROINDICAZIONI:
Gravidanza, allattamento. Il The non va somministrato ai bambini sotto i due anni; per bambini sopra i due anni e per le persone anziane è preferibile la somministrazione di un The “leggero”, con una scarsa quantità quindi di principi attivi ad azione eccitante.
(Passiflora incarnata, Fam. Passifloraceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– Sedativo
– Spasmolitico
CARATTERISTICHE GENERALI:
“Passiflora” significa fiore della passione, e rappresenterebbe, secondo le credenze popolari, la passione di Cristo. Nel fiore della passiflora si scorgono, infatti, i segni della crocifissione: i cinque stami corrispondono alle cinque ferite, i tre stimmi ai chiodi , sia per il numero che per la particolare forma, i colori bianco e porpora la purezza ed il paradiso.
La passiflora, originaria delle Americhe, ma oramai largamente coltivata in Europa, è un arbusto rampicante, con rami sottili e fiori caratteristici (come abbiamo già accennato). A scopo terapeutico si utilizzano le parti aeree della pianta.
PRINCIPI ATTIVI:
– flavonoidi: principalmente vitexina
– maltolo
– alcaloidi: armano
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
Sedativo e tranquillante negli stati di agitazione, insonnia, nervosismo, palpitazioni.
Antidolorifico nel mal di denti, mestruazioni dolorose, mal di testa.
(Melissa officinalis, Fam. Labiatae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
-rilassante
-spasmolitico
-insettorepellente
CARATTERISTICHE GENERALI:
Il nome “melissa” deriva dal greco e significa ape. Questa pianta è infatti molto amata dalle api per la sua fragranza. L’uso di questa pianta a scopo terapeutico è stato introdotto dagli arabi nel periodo medievale, come rimedio sedativo ed antispasmodico. La fama delle melissa si accrebbe enormemente grazie ad una celebre preparazione chiamata ” acqua antiisterica dei Carmelitani scalzi di Venezia “, prodotta da questo ordine fin dal ‘600.
La melissa è una pianta erbacea, originaria delle terre intorno al Mediterraneo ( Europa meridionale, Africa settentrionale ed Asia occidentale ), ma che cresce ora diffusamente in tutto il mondo. E’ molto comune nei boschi e nei luoghi ombrosi e freschi.
A scopo terapeutico si utilizzano le foglie, raccolte all’inizio dell’estate, prima che sboccino i fiori, in quanto questo è il periodo nel quale le foglie sono più ricche di olio essenziale.
PRINCIPI ATTIVI:
olio essenziale: citrale, linalolo, geraniolo, citronellolo.
flavonoidi, triterpeni, polifenoli, tannini.
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
Uso interno :
azione rilassante efficace nei casi di irritabilità, agitazione e palpitazioni di origine nervosa. azione spasmolitica efficace nei disturbi digestivi di origine nervosa.
Uso esterno :
attività insettorepellente soprattutto nei confronti delle zanzare.
(Lavandula officinalis, Fam. Labiatae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– sedativo
– spasmolitico
– antisettico
CARATTERISTICHE GENERALI:
Il nome “lavanda” deriva dal latino “lavare” e fa riferimento all’utilizzo più comune che si fa di questa pianta, cioè la profumazione della biancheria, sia durante il lavaggio che nei cassetti dove viene riposta.
E’ stata infatti la pressante richiesta della lavanda come profumo che a portato questa pianta ad essere coltivata in tutto il mondo. E’ comunque originaria della Francia, e non si può fare a meno, quando si parla di lavanda, di pensare alla Provenza, con i suoi sterminati campi intensamente profumati e colorati di viola.
La lavanda è una pianta cespugliosa che cresce spontanea nei luoghi aridi e sassosi. A scopo terapeutico si utilizzano le infiorescenze, riunite a spiga, che si raccolgono in piena estate, prima della completa fioritura.
PRINCIPI ATTIVI:
– olio essenziale: linalile acetato, linalolo, cineolo, borneolo.
– tannini
– cumarine
– flavonoidi
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
Uso interno:
– azione rilassante e calmante, utilizzata con successo come coadiuvante ad altri sedativi, nei casi di irritabilità, tensione, mal di testa, attacchi di asma di origine nervosa. – azione spasmolitica nell’ipereccitabilità gastrica di origine nervosa, gonfiore addominale con meteorismo.
Uso esterno (olio essenziale):
– azione antisettica, utilizzata nei casi di scottature, ferite, punture d’insetti;
– usato a gocce nell’acqua del bagno serale svolge azione rilassante muscolare e facilita il sonno.
(Eschscholtzia californica, Fam. Papaveraceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– Sedativo
– Analgesico
– Spasmolitico
CARATTERISTICHE GENERALI:
L’Escolzia è una pianta originaria dell’America. Giunse in Europa verso la fine del ‘700 come piantaornamentale da giardino, grazie ad un botanico che, in California ( da cui il nome ), scoprì questopapavero giallo facile da coltivare. Solo in un secondo momento ci si accorse delle proprietà di questapianta.
Già gli Indiani d’America ne facevano largo uso come analgesico, soprattutto per il mal di testa ed il mal di denti.
L’Escolzia, oramai divenuta molto comune in Europa, è una pianta perenne, alta fino a 60 cm, della quale si utilizzano, a scopo terapeutico, le parti aeree costituite dai rami, dai quali si dipartono foglioline estremamente frastagliate, e dagli splendidi fiori, molto simili al papavero ma di colore giallo o arancio (per questo motivo la pianta è conosciuta anche con il nome di Papavero californiano), in quanto questo è il periodo nel quale le foglie sono più ricche di olio essenziale.
PRINCIPI ATTIVI:
alcaloidi: principalmente protopina, chelidonina, cheleritrina.
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
Uso interno:
sistema nervoso centrale, muscolatura liscia.
Sistema nervoso centrale: azione sedativa, ansiolitica nei casi di insonnia, ansia, nervosismo.
Muscolatura liscia: azione spasmolitica a livello dell’apparato gastrointestinale, dell’utero, dei bronchi e dei vasi sanguigni che si aggiunge all’effetto analgesico degli alcaloidi contenuti nella pianta.
(Hypericum perforatum, Fam. Hypericaceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– antidepressivo
– antisettico
– cicatrizzante
– antinevralgico
– antivirale
CARATTERISTICHE GENERALI:
L’iperico viene utilizzato, soprattutto per le sue proprietà cicatrizzanti, da oltre 2000 anni. Venne chiamata “erba di San Giovanni” dai primi cristiani, in onore di Giovanni Battista, in quanto ritenevano che le foglie di questa pianta secernessero, proprio in ricorrenza della morte per decapitazione del santo, dell’olio sanguigno, che in realtà altro non è che l’ipericina, sostanza di colore rosso visibile anche ad occhio nudo come puntini sui fiori e sulle foglie dell’iperico.
Questa sostanza ha un odore pungente, paragonabile in qualche modo all’incenso, e come tale era ritenuta capace di cacciare il diavolo. Questa credenza fece si che la pianta entrasse a far parte di quella nutrita schiera di rimedi magici, tanto in voga nel medioevo, utilizzati come amuleti in grado di allontanare gli spiriti malefici. Così non era infrequente l’utilizzo di iperico, o “fugademonum” come veniva chiamata in quei tempi, come collana o appesa fuori dalle case o a capo del letto.
La medievale dottrina dei segni, secondo la quale l’aspetto fisico di una pianta ne suggerisce l’uso terapeutico, riteneva l’iperico una pianta “rossa” cioè in grado di curare le ferite.
L’iperico è una pianta perenne alta fino ad 80 cm, originaria della Gran Bretagna e dell’Europa, che cresce ormai comunemente in tutto il mondo, nei campi abbandonati, nelle boscaglie, lungo i bordi delle strade e comunque in luoghi erbosi asciutti e soleggiati. A scopo terapeutico vengono utilizzate le sommità fiorite raccolte a metà estate.
PRINCIPI ATTIVI:
– flavonoidi: iperoside, rutina
– ipericina
– olio essenziale
– tannini
– procianidine
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
Uso interno:
l’iperico, grazie alla presenza dell’ipericina, viene utilizzato frequentemente come antidepressivo nei pazienti con depressione lieve o moderata, nei disturbi di natura psicovegetativa, nell’ansia e agitazione nervosa.
Non è comunque un antidepressivo ad azione rapida in quanto i suoi pieni effetti sono visibili dopo almeno due mesi di trattamento continuato. L’ipericina sembra svolgere la sua azione grazie ad un meccanismo di interferenza in senso inibitorio nei confronti delle monoamminossidasi , sostanze responsabili della degradazione delle catecolamine. L’ipericina , assieme ai flavonoidi dell’iperico, sembra svolgere anche una importante azione immunomodulante ed antivirale in caso di Herpes simplex e varicella.
Uso esterno:
l’ipericina, i tannini e l’olio essenziale presenti nell’iperico, svolgono un’azione antisettica, antinfiammatoria e cicatrizzante su ferite, scottature ( molto comune in questo caso l’uso di olio di iperico ), ulcere, piaghe da decubito, nelle mialgie e nell’herpes simplex.
CONTROINDICAZIONI:
Gravidanza, allattamento, ipertensione, assunzione contemporanea di antiMao o comunque farmaci che interferiscano con le Mao.
EFFETTI INDESIDERATI:
L’utilizzo dell’iperico può portare a fenomeni di fotosensibilizzazione, soprattutto nei soggetti con carnagione chiara, per cui è consigliabile evitare l’esposizione diretta ai raggi solari durante il trattamento con questa pianta.
(Matricaria chamomilla, Fam. Compositae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
Antiinfiammatorio, Spasmolitico, Sedativo
CARATTERISTICHE GENERALI:
La camomilla è una delle piante più utilizzate fin dall’antichità per le sue proprietà terapeutiche.
Nel più antico “prontuario” di fitoterapia di cui ci sia rimasta testimonianza, il Papiro egiziano di Ebers , del 1500 a.C., vengono lodate le proprietà antispasmodiche di questa pianta, che venne consacrata al Dio Sole in segno di riconoscenza.
La camomilla comune è una pianta erbacea annua alta circa 20-40 cm.
E’ molto frequente nei luoghi erbosi e lungo le strade di campagna. Viene coltivata in molti paesi d’Europa.
La parte della pianta utilizzata in fitoterapia è il fiore o “capolino”.
I fiori si raccolgono in piena fioritura, in estate.
PRINCIPI ATTIVI:
olio essenziale: camazulene e due suoi derivati, il bisabololo e la matricarina
flavonoidi: apigenina, cumarine, tannini.
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
Uso esterno:
cute, mucose, occhi.
Azione antiflogistica, dovuta al camazulene: pelli delicate e sensibili, affezioni pruriginose, arrossamenti, piaghe e ferite, occhi arrossati o affetti da infezioni (per es. congiuntivite).
Uso interno:
sistema nervoso, sistema digerente, sistema genito-urinario.
– Sistema nervoso: ansiolitico, rilassante, blandamente ipnotico.
– Sistema digerente: azione spasmolitica, dovuta ai flavonoidi e alle cumarine, utile nei casi di colite, acidità gastrica, meteorismo, indigestione.
– Sistema genito-urinario: azione spasmolitica a livello uterino e delle vie urinarie.
(Crataegus oxyacantha, Fam. Rosaceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
cardiotonico, rilassante
CARATTERISTICHE GENERALI:
Il nome botanico del biancospino, crataegus oxyacantha, deriva dal greco, e significa “spine acute”, riferendosi alle spine che ricoprono i rami della pianta.
Ai tempi degli antichi greci e romani il biancospino era considerato simbolo di speranza, e durante i matrimoni faceva parte dei fiori che la sposa portava con se. Con l’avvento de Cristianesimo la pianta divenne simbolo di morte o comunque di cattiva sorte in quanto si riteneva che la corona di spine che aveva flagellato il capo del Cristo fosse di biancospino. Nel corso dei secoli perse per questo suo infausto significato grazie alla scoperta delle sue molteplici virtù terapeutiche.
Il biancospino è un grande arbusto spinoso che cresce fra le siepi e nelle macchie delle zone temperate di tutto l’emisfero nord.
Le parti della pianta utilizzate in fitoterapia sono le foglie ed i fiori, raccolte durante la fioritura, tra aprile emaggio.
PRINCIPI ATTIVI:
flavonoidi: vitexina, quercietina, rutina, iperoside
composti triterpenici: acido ursolico, acido crategolico
polifenoli, amine, tannini
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
Uso interno:
Cuore: azione cardiotonica, dovuta principalmente ai flavonoidi, ,utilizzata nei disturbi cardiocircolatori di origine nervosa e nell’ ipertensione.
Sistema nervoso: azione sedativa ed inducente il sonno.
(Citrus aurantium, Fam. Rutaceae)
CATEGORIA TERAPEUTICA:
– digestivo
– dimagrante
– sedativo antispasmodico
CARATTERISTICHE GENERALI:
L’arancio amaro è un albero originario dell’Asia e venne importato in Europa al tempo degli antichi Romani, i quali conobbero questa pianta nel regno di Alessandro Magno.
Dal latino “aureum” deriva il nome “arancio”, stando questo a significare che l’albero dell’arancio amaro non era solo molto considerato per il profumo che emanava , ma anche per la sua splendida funzione ornamentale.
Dai fiori di arancio amaro si estrae “l’essenza di Neroli”, il cui nome deriva dal fatto che fu la moglie di Flavio Orsini principe di Nerola che introdusse per prima in Francia, verso il 1960, questa essenza come profumo. Anche dalle foglie di arancio amaro si estrae una essenza, detta “petitgrain”, ampiamente utilizzata nella fabbricazione di profumi.
E’ un albero sempreverde, alto 4-5 metri e con una folta chioma tondeggiante. A scopo terapeutico si utilizzano i fiori ed i frutti.
PRINCIPI ATTIVI:
Frutti
– olio essenziale: limonene, linalile acetato
– furocumarine
– sostanze amare
– amine adrenergiche: sinefrina
– vitamina C
Fiori:
– olio essenziale: linalolo (essenza di Neroli)
– monoterpeni
– sostanze amare
– flavionoidi
PROPRIETA’ TERAPEUTICHE:
L’arancio amaro viene utilizzato frequentemente come amaro-tonico e digestivo per stimolare l’appetito e per alleviare i disturbi dovuti a cattiva digestione quali flatulenza e gonfiore addominale e come correttivo del sapore. Nel frutto acerbo dell’arancio amaro è presente una miscela di amine adrenergiche, fra le quali la più conosciuta è senza dubbio la sinefrina, le quali possiedono la capacità di stimolare la demolizione dei grassi a livello del tessuto adiposo e di aumentare il metabolismo basale, con conseguente aumento del consumo di calorie (effetto termogenetico).
Dai fiori dell’arancio amaro si ottiene un olio essenziale utilizzato come blando sedativo ed antispasmodico negli stati di eccitazione nervosa, cefalea e digestione lenta.
(Rana Bufo)
Il veleno veniva utilizzato dai Cinesi per curare molte malattie. Il rimedio fu sperimentato per la prima volta dal medico omeopata americano James Tyler Kent (1849-1916).
DESCRIZIONE:
La Tintura Madre è preparata dalla secrezione liofilizzata delle parotidi del rospo comune.
AZIONE GENERALE:
– Cute e tessuto sottocutaneo
– Sistema nervoso
PRINCIPI ATTIVI:
– bufotalina
– bufotenina
– catecolamine
– steroli
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Linfangite. Ritardo scolare. Ossessioni sessuali.
(Pyrogenium)
La prima sperimentazione del rimedio risale al 1880 ad opera di Drysdale.
DESCRIZIONE:
Si tratta di un bioterapico ottenuto a partire dall’autolisato settico del tessuto muscolare di bue, di maiale e di placenta umana.
AZIONE GENERALE:
– Sepsi
PRINCIPI ATTIVI:
– sostanze pirogene
– germi
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Flogosi da germi piogeni.
(Ortica, Fam. Orticacee)
Usata contro avvelenamenti già nel XVI secolo. Gli antichi Egizi usavano l’olio ricavato dai semi come combustibile per le lampade.
DESCRIZIONE:
E’ una pianta annuale della famiglia delle Orticacee. La Tintura Madre si ricava dalla pianta intera fiorita.
AZIONE GENERALE:
– Cute
– Sistema Muscolo-Scheletrico
PRINCIPI ATTIVI:
– acido formico
– acido acetico
– clorofilla
– istamina
– acetilcolina
– serotonina
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Edema con bruciore, prurito. Gotta. Aggravamento con il freddo.
(Ruta, Fam. Rutacee)
I Greci antichi già la usavano per le indigestioni. Come rimedio omeopatico si usa dagli inizi del 1800.
DESCRIZIONE:
Pianta della famiglia delle Rutacee, per preparare la Tintura Madre si usano le sommità fiorite.
AZIONE GENERALE:
– Sistema Muscolare
– Apparato Oculomotore
PRINCIPI ATTIVI:
– rutoside
– curarine
– alcaloidi
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Sensazione di contusione e rigidità. Lussazioni, distorsioni, lombosacralgia. Dolori agli occhi sforzandoli, per esempio con uso protratto del computer.
(Erba della febbre, Fam. Composite)
Nella storia risulta famosa per essere stata utilizzata nella cura della malaria che colpì New York nel 1830. L’uso in medicina risale ai tempi di Dioscoride.
DESCRIZIONE:
L’Erba della febbre è un’erba perenne della famiglia delle Composite. La Tintura Madre si ricava dalle parti aeree.
AZIONE GENERALE:
– Stato febbrile generale (Sistema Muscolare)
PRINCIPI ATTIVI:
– lattoni
– flavonoidi metossilici
– fitosteroli: stigmasterolo
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Sindrome influenzale di carattere pseudoreumatico con dolore dei globi oculari, sensazione di contusione su tutto il corpo, sete intensa. Aggravamento con il movimento.
(Rame)
Il rame fu il primo metallo per la produzione di armi e utensili.
DESCRIZIONE:
Il rame è un metallo di colore rosso, malleabile.
AZIONE GENERALE:
– Apparato Muscolare
– Apparato Digerente
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Dolori crampoidi, spasmi notturni. Pallore e occhi cerchiati. Coliche addominali. Diarrea. Aggravamento col freddo, milgioramento bevemdo acqua fredda e con la sudorazione.
(Margheritina, Fam. Composite)
Già nel Medioevo si usavano le foglie per curare le ferite.
DESCRIZIONE:
Erba perenne della famiglia delle Composite. Si prepara la Tintura Madre dalla pianta intera fiorita.
AZIONE GENERALE:
– Sistema Muscolare
PRINCIPI ATTIVI:
– saponoside
– acidi organici
– derivati poliacetilenici
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Sensazioni di contusione soprattutto a livello addominale e pelvico. Traumi al seno, bacino e coccige.
(Arnica Montana, Fam. Composite)
Usata dai montanari che la masticavano per lenire l’affaticamento dei muscoli fin dal XVII secolo. Per i contadini era molto conosciuta e usata.
DESCRIZIONE:
Pianta perenne della famiglia delle Composite. La Tintura Madre si prepara con la pianta intera.
AZIONE GENERALE:
– Traumi di qualsiasi genere e tipo
– Affaticamento psico-fisico
PRINCIPI ATTIVI:
– flavonoidi
– pigmenti carotenoidi
– fenoli
– lattoni (elenalina)
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Sensazione di contusione che peggiora con il contatto e migliora con il riposo. Dolori muscolari.
(Medorrhinum)
Il rimedio viene usato per la gonorrea, infezione venerea conosciuta fin dai tempi degli Egizi, utilizzata anche dal medico romano Galeno.
DESCRIZIONE:
Si tratta di un bioterapico preparato da un lisato di secrezioni blenorragiche prelevate da malati ancora non trattati.
AZIONE GENERALE:
– Apparato urogenitale
– Apparato Respiratorio
– Apparato osteo-articolare
– Cute
– Sistema nervoso
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Infezioni urogenitali croniche; Rigidità articolare; prurito. Agitazione dolorosa degli arti inferiori. Aggravamento pensando ai propri mali; miglioramento all’approssimarsi della notte, in riva al mare, col clima umido temperato e con il movimento.
(Falso unicorno, Fam. Liliacee)
DESCRIZIONE:
Pianta erbacea perenne della famiglia delle Liliacee. La Tintura Madre si prepara dalle radici.
AZIONE GENERALE:
– Apparato Genitale Femminile
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Sensazione di peso a carico del bacino. Leucorrea. Aggravamento durante la pubertà, puerperio, menopausa.
(Caulofillo, Fam. Barberidacee)
Il dottor Hale lo introdusse tra i rimedi omeopatici nel 1873, ma già gli indiani lo usavano per alleviare i dolori delle doglie.
DESCRIZIONE:
E’ un’erba perenne della famiglia delle Berberidacee. Si puoò preparare la Tintura Madre a partire dal rizoma essicato.
AZIONE GENERALE:
– Utero
PRINCIPI ATTIVI:
– metilcitisina
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Interruzione del travaglio del parto, atonia uterina con arresto della dilatazione.
(Lycoperdon Bovista, Fam. Licoperdacee)
DESCRIZIONE:
Detto anche Vescica di Lupo. E’ un fungo della famiglia delle Licoperdacee.
AZIONE GENERALE:
– Sistema Genitale Femminile
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Metrorraggia funzionale. Mestruazioni anticipate e abbondanti soprattutto di notte o nelle prime ore del mattino. Sensazione di gonfiore generale.
(Inchiostro di seppia)
Utilizzato da sempre come pigmento per la colorazione dei tessuti. Il medico romano Dioscoride lo utilizzava in una lozione per curare la perdita di capelli.
DESCRIZIONE:
L’inchiostro di seppia è il liquido secreto da un cefalopode.
AZIONE GENERALE:
– Cute
– Sistema riproduttivo femminile
– Sistema digerente
PRINCIPI ATTIVI:
– aminoacidi
– enzimi
– sepiamelanina
– taurina
– oligoelementi
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Depressione, indifferenza e anaffettività; emicrania sinistra; nausea gravidica. Infezioni urinarie; micosi vaginali. Eczema micotico; herpes simplex catameniale. Sensazione di vuoto epigastrico; sensazione di peso al basso ventre. Vampate di calore. Aggravamento con i fattori che peggiorano la stasi venosa e con la consolazione; miglioramento con tutto ciò che facilita la circolazione venosa.
(Ledo delle paludi, Fam. Ericacee)
Il nome deriva dal greco “ledos”, che significa mantello di lana che descrive la peluria della superficie inferiore delle foglie.
DESCRIZIONE:
Arbusto della famiglia delle Ericacee. La Tintura Madre si prepara con le radici.
AZIONE GENERALE:
– Sistema Circolatorio
– Articolazioni
– Cute
PRINCIPI ATTIVI:
– triterpeni
– flavonoidi
– olio etereo
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Sensazione di contusione, calore. Ferite da punta, punture di insetti, acne. Artriti. Aggravamento con il movimento e di notte; miglioramento con il riposo.
(Surucucu, Fam. Viperini)
L’omeopata Hering sperimentò per primo questo rimedio omeopatico, e proprio su se stesso.
DESCRIZIONE:
Il sururucu è un grosso serpente della famiglia dei Viperini.
AZIONE GENERALE:
– Cute
– Apparato Cardio-Vascolare
– Sistema neuroendocrino
PRINCIPI ATTIVI:
– bradichinina
– acetilcolina
– clotasi
– amine vasoattive
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Supporazioni acute, emorragie di sangue scuro, fragilità capillare. Ipertensione arteriosa; emorroidi; disturbi dell’umore e del comportamento; sindrome premestruale. Acne rosacea.
(Hamamelis Virginiana, Fam. Amamelidacee)
Gli stregoni d’America la utilizzarono per primi. Il rimedio omeopatico fu sperimentato per la prima volta C. Hering nel 1850.
DESCRIZIONE:
E’ un albero della famiglia delle Amamelidacee. Per preparare la Tintura Madre si utilizza la corteccia.
AZIONE GENERALE:
– Sistema Venoso
PRINCIPI ATTIVI:
– eterosidi
– gallato di etile
– acidi: chinico, gallico, caffeico
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Sensazione di contusione, ecchimosi da fragilità capillare. Varici arti inferiori, emorroidi, emorragie.
(Ferro Metallico)
Chiamata Ematite, è il minerale più importante per l’estrazione del ferro.
DESCRIZIONE:
E’ granuloso o lamellare e di color grigio con sfumature bluastre.
AZIONE GENERALE:
– Sangue
– Apparato Urogenitale
– Apparato Muscolo-Scheletrico
PRINCIPI ATTIVI:
– composti di ferro metallico
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Anemia, amenorrea, emorragie. Alternanza di appetito e di disappetenza con avversione alla carne; intolleranza alle uova. I sintomi si aggravano con i movimenti lenti.
(Sommaco Velenoso, Fam. Anacardiacee)
Agli inizi del 1700 un medico usò la pianta per guarire un proprio paziente da un herpes al polso.
DESCRIZIONE:
Il sommaco velenoso è un arbusto della famiglia delle Anacardiacee. Contiene un lattice irritante che provoca eruzioni cutanee solo toccando la pianta. La Tintura Madre si prepara dai giovani rami con le foglie.
AZIONE GENERALE:
– Cute
– Sistema Muscolo-Scheletrico
– Apparato Respiratorio
PRINCIPI ATTIVI:
– fisetina
– tannino gallico
– flavonoide
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Dermatosi con eritema, eczemi, herpes simplex, zoster, varicella. Congiuntivite. Raucedine. Artrosi, sensazione di contusione, distorsioni, sciatalgia. Aggravamento con il riposo, con l’affaticamento; miglioramento con il movimento lento, col caldo secco.
(Poumon Histamine)
DESCRIZIONE:
Si tratta dell’essudato polmonare di una cavia sacrificata dopo che le si è provocato uno shock anafilattico tramite iniezione di ovalbumina.
AZIONE GENERALE:
– Reazione allergica
PRINCIPI ATTIVI:
– istamina
– PAF
– leucotrieni
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Allergie cutanee e respiratorie.
(Fosforo)
DESCRIZIONE:
Il fosforo si presenta in forma di cristalli incolori o bianco-giallastri.
AZIONE GENERALE:
– Apparato Digerente
– Apparato Respiratorio
– Apparato Urinari
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Epatite virale e cronica. Pancreatite. Intossicazione. Gastroenterite del lattante. Insufficienza renale. Insufficienza cardiaca. Laringiti.
(Oscillococcinum, Anas Barbariae)
DESCRIZIONE:
Bioterapico ottenuto da un autolisato di fegato e cuore di Anas barbariae.
AZIONE GENERALE:
– Quadro virale respiratorio
PRINCIPI ATTIVI:
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Sindrome influenzale, rinofaringite, otite media catarrale.
(Ipeca, Fam. Rubiacee)
Cresce nelle foreste tropicali. Le prime notizie sull’uso dell’arbusto risalgono agli scritti di un frate portoghese del 1600.
DESCRIZIONE:
E’ un’arbusto della famiglia delle Rubiacee. La Tintura Madre si prepara con la radice.
AZIONE GENERALE:
– Apparato Respiratorio
– Apparato Digerente
– Apparato Neurovegetativo
PRINCIPI ATTIVI:
– ipecacuanina
– acido ipecacuanico
– emetina
– cefelina
– psicotrina
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Asma bronchiale; pertosse. Tosse con vomito. Nausea gravidica. Rettocolite ulcerosa.
(Bicromato di Potassio)
DESCRIZIONE:
Il bicromato di potassio si presenta sotto forma di cristalli color rosso-arancio.
AZIONE GENERALE:
– Apparato Digerente
– Cute
– Sistema Muscolo-Scheletrico
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Artriti; tendiniti. Sinusite, rinite. Eczemi. Disturbi digestivi. Aggravamento col freddo, miglioramento col calore.
(Idraste, Fam. Ranuncolacee)
Già i pellerossa d’America usavano la radice per i problemi digestivi e per il fegato. Venne introdotta in Europa nella metà del 1700. L’omeopata americano Hale lo sperimentò per la prima volta nel 1875.
DESCRIZIONE:
E’ una ranuncolacea. La Tintura Madre si ricava dal rizoma.
AZIONE GENERALE:
– Apparato Respiratorio
– Apparato Digerente
PRINCIPI ATTIVI:
– idrastina
– berberina
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Vuoto gastrico, colecisti, stipsi. Astenia, situazioni di dimagrimento. Sinusiti, riniti. Aggravamento col freddo e con l’uso di lassativi.
(Fegato di zolfo calcareo)
Rimedio scoperto da Hahnemann mescolando fiori di zolfo e calcare d’ostrica.
DESCRIZIONE:
E’ una polvere grigiastra.
AZIONE GENERALE:
– Apparato Respiratorio
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Laringo-tracheo-bronchiti. Infezioni, ipersensibilità al dolore. Aggravamento col freddo; miglioramento con l’umidificazione dell’ambiente in cui si soggiorna.
(Ippocastano, Fam. Ippocastanacee)
DESCRIZIONE:
E’ un albero della famiglia delle Ippocastanacee. La T.M. si ricava dalla castagna utilizzandola con tutto il tegumento.
AZIONE GENERALE:
– Colonna lombo-sacrale
– Mucose
– Sistema Nervoso
PRINCIPI ATTIVI:
– escina – tannino contenente vitamina P
– flavonoidi
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Sensazione di pesantezza, secchezza alle mucose accompagnata da dolore pungente. Si aggrava con il calore e migliora con il freddo e l’esercizio fisico.
(Fosfato Ferroso Ferrico)
E’ uno dei sali tissulari di Schussler, il quale lo consigliava in tutte le prime fasi dell’infiammazione.
DESCRIZIONE:
E’ una polvere blu ardesia.
AZIONE GENERALE:
– Stato febbrile generale
– ORL
– Apparato Respiratorio
– Sangue
PRINCIPI ATTIVI:
– fosfato ferroso idratato
– fosfato ferrino
– ossidi di ferro
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Sensazione di secchezza laringo-tracheale; astenia. Emorragie localizzate. Aggravamento con lo sforzo e di notte.
(Eufrasia, Fam. Scrofulariacee)
Il nome deriva dal greco “euphrosyne”, che vuol dire “contentezza”, ed infatti Eufrosine, una delle tre Grazie, era famosa per la sua gioiosità. Per gli occhi gonfi e stanchi la pianta si usa già dal 1300.
DESCRIZIONE:
E’ una pianta della famiglia delle Scrofulariacee. Per preparare la Tintura Madre si usa tutta la pianta fiorita.
AZIONE GENERALE:
– Mucose Oculari
– Mucose Nasali
PRINCIPI ATTIVI:
– alcaloidi
– acidi fenolici
– tannini
– steroli: stigmasterolo
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Sensazione di sabbia negli occhi, congiuntiviti, allergie. Rinite allergica e vasomotoria. Aggravamento con la luce e il vento; miglioramento al buio.
(Dulcamara, Fam. Solanacee)
La cultura medica per questa pianta risale all’antica Roma.
DESCRIZIONE:
E’ una pianta legnosa rampicante della famiglia delle Solanacee. La Tintura Madre si ottiene a partire dalle foglie e dagli steli.
AZIONE GENERALE:
– Mucose
– Sistema Linfatico
– Sistema Muscolare
– Cute
PRINCIPI ATTIVI:
– saponosidi
– glicolalcaloidi
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Rinofaringiti, bronchite asmatiforme; diarrea; linfadeniti recidivanti nei bambini; mialgie; verruche e orticaria da freddo. Sensazione di muco in gola. Aggravamento con l’umidità miglioramento con il tempo secco.
(Drosera rotundifolia, Fam. Droseracee)
Attecchisce nelle zone paludose e calde. Le sue proprietà erano già sfruttate da tutti i medici del 1500.
DESCRIZIONE:
La Rosolida è una pianta perenne erbacea carnivora della famiglia delle Droseracee. Per preparare la Tintura Madre si utilizza la pianta intera.
AZIONE GENERALE:
– Apparato Respiratorio
– Sistema Linfatico
– Apparato Osteoarticolare
PRINCIPI ATTIVI:
– pigmenti flavonici
– enzimi: plumbagone
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Sensazione di oppressione toracica e di solletico faringeo. Tosse, laringo-tracheo-bronchite con cianosi del volto durante gli attacchi. Linfoadenopatie. Aggravamento dopo mezzanotte, con il calore del letto; miglioramento con la pressione.
(Calcare d’ostrica)
DESCRIZIONE:
La Calcarea Carbonica (calcare d’ostrica) è una polvere biancastra che si ricava dallo strato intermedio del guscio dell’ostrica.
AZIONE GENERALE:
– Apparato ORL
– Apparato Respiratorio
– Sistema Linfatico
– Cute
PRINCIPI ATTIVI:
– carbonato di magnesio
– solfato di calcio
– silice
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Sensazione di freddo. Astenia. Gotta. Iperglicemia. Bronchite asmatiforme. Dermatiti atopiche. Aggravamento con il freddo, miglioramento con il tempo secco.
(Brionia, Fam. Cucurbitacee)
Questo rimedio era presente già nel prontuario del famoso medico greco Ippocrate. Quindi molto usata e conosciuta ai tempi dei Romani e dei Greci. La prima sperimentazione del rimedio omeopatico risale al 1834.
DESCRIZIONE:
Pianta della famiglia delle Cucurbitacee. La Tintura Madre si prepara dalle radici.
AZIONE GENERALE:
– Mucose
PRINCIPI ATTIVI:
– glicidi
– lipidi
– steroli
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Stati febbrili, secchezza delle mucose, sete intensa. Tracheobronchite. I sintomi si aggravano col movimento e migliorano col riposo, con la sudorazione e la pressione forte. Stipsi con feci grosse, dure e secche.
(Atropa Belladonna, Fam. Solanacee)
Si racconta che fosse usata nei riti di stregoneria e di magia. Nell’antica Grecia le donne la usavano in cosmesi per dilatare le pupille e risultare così più attraenti.
DESCRIZIONE:
Pianta della famiglia delle Solanacee. La Tintura Madre si ricava dalla pianta intera fiorita.
AZIONE GENERALE:
– Mucose
– Apparato Cardio-Circolatorio
– Stati febbrili generali
PRINCIPI ATTIVI:
– atropina
– iosciamina
– scopolamina
– alcaloidi
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Crisi ipertensive, spasmi e convulsioni febbrili. Sensazione di secchezza delle mucose, dolori pulsanti, crampi, sudorazione, lingua lampone. Sintomi che si aggravano con il contatto, luce e rumori e migliorano col riposo.
(Carbone)
Hahnemann introdusse il rimedio poichè normalmente i medici lo utilizzavano per curare le ulcere in bocca.
DESCRIZIONE:
Il carbone vegetale si ottiene per combustione e calcinazione di legno di Betulla, Pioppo, Salice.
AZIONE GENERALE:
– Apparato Digerente
– Apparato Respiratorio
– Sistema Cardio-Circolatorio
– Cute
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Dispepsia con aerofagia. Sensazione di bruciore interno e freddo esterno. Insufficienza respiratoria; enfisema polmonare.
(Cantaride, Fam. Meloidi)
E’ un coleottero assai velenoso. Si racconta che il marchese De Sade uccidesse le sue vittime con un liquido a base di Lytta Vescicatoria.
DESCRIZIONE:
La Cantaride, o mosca spagnola, appartiene alla famiglia dei Meloidi.
AZIONE GENERALE:
– Mucose
– Cute
PRINCIPI ATTIVI:
– cantaridina
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Sensazione di intenso bruciore. Eccitazione sessuale in corso di affezioni urogenitali; aggravamento con la mizione, migliora con il calore. Cistite acuta. Eruzioni bollose,ustioni di II grado.
(Navone Indiano, Fam. Aracne)
Originaria del Nord America. Il bel fiore caratteristico appare in primavera.
DESCRIZIONE:
E’ una pianta perenne della famiglia delle Aracnee. Per preparare la Tintura Madre si utilizza il rizoma.
AZIONE GENERALE:
– Mucose respiratorie superiori
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Laringite causata da affaticamento vocale con sensazione di escoriazione della mucosa.
Bruciore delle vie aeree superiori.
(Anidride arseniosa)
Usato un tempo per lucidare il pelo dei cavalli, conosciuto da sempre per le sue qualità venefiche.
DESCRIZIONE:
E’ una polvere cristallina incolore.
AZIONE GENERALE:
– Stati febbrili
– Apparato Respiratorio
– Otorinolaringoiatria
– Apparato Digerente
– Apparato Uro-Genitale
– Sistema Nervoso
– Cute
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Depressione. Asma bronchiale. Otite. Diarrea, gastroenterite. Cistite, vaginite. Nevralgie. Eczema, psoriasi.
(Albero della vita, Fam. Cupressacee)
Il nome deriva dal greco “thyein” che significa “purificare”. Gli indiani d’America usavano le foglie per combattere la malaria, mentre i romani lo sacrificavano agli dei.
DESCRIZIONE:
L’Albero della vita appartiene alla famiglia delle Cupressacee. La Tintura Madre si prepara con i ramoscelli fronzuti.
AZIONE GENERALE:
– Cute
– Sistema Nervoso
– Sistema Linfatico
– Apparato Urogenitale
PRINCIPI ATTIVI:
– flavonoidi
– tuione
– tannino
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Deficit del sistema immunitario. Infezioni uro-genitali croniche. Ipertrofia prostatica. Nevralgie. Verruche e disturbi cutanei. Aggravamento col freddo umido.
(Pulsatilla, Fam. Ranuncolacee)
Il medico romano Dioscoride già la usava nella sua pratica medica.
DESCRIZIONE:
L’Anemone Pulsatilla è un’erba perenne della famiglia delle Ranuncolacee. La Tintura Madre si prepara dalla pianta intera fiorita.
AZIONE GENERALE:
– Sistema Nervoso
– Sistema Circolatorio
– Apparato Respiratorio
PRINCIPI ATTIVI:
– ranuncoloside
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Assenza di sete. Stasi venosa, geloni, sensazione di pesantezza agli arti inferiori; umore variabile. Leucorrea, oligomenorrea, sindromi premestruali. Catarro di giorno, gola secca di notte.
(Noce Vomica, Fam. Loganiacee)
Nel Medioevo veniva impiegato come antidoto contro la peste.
DESCRIZIONE:
E’ un albero della famiglia delle Loganiacee. Per preparare la Tintura Madre si utilizzano i semi.
AZIONE GENERALE:
– Sistema Nervoso
– Apparato Digerente
PRINCIPI ATTIVI:
– stricnina
– brucina
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Spasmi e crampi. Stress, irritabilità, insonnia, cefalea. Aggravamento al risveglio, dopo i pasti; miglioramento con il riposo e la sera.
(Iperico, Fam. Ipericacee)
La pianta in alcuni paesi è nota come “Pianta di San Giovanni”, ed è conosciuta sin dal XVI secolo.
DESCRIZIONE:
E’ una pianta erbacea della famiglia delle Ipericacee. Per la preparazione della Tintura Madre si utilizza la pianta intera
AZIONE GENERALE:
– Sistema Nervoso
PRINCIPI ATTIVI:
– ipericina
– flavonoidi
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Traumi a carico delle terminazioni nervose, cerebromidollari. Nevralgie periferiche. I sintomi si aggravano con il contatto.
(Ignazia, Fam. Loganiacee)
I semi venivano usati dagli indigeni delle Filippine come amuleti. In Europa la pianta fu introdotta dai Gesuiti nel XVII secolo.
DESCRIZIONE:
La Fava di Sant’Ignazio è un arbusto rampicante della famiglia delle Loganiacee. La Tintura Madre si prepara a partire dal seme essiccato.
AZIONE GENERALE:
– Sistema Nervoso
PRINCIPI ATTIVI:
– stricnina
– brucina
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Ipersensibilità al dolore. Cefalea, sensazione di oppressione respiratoria. Bolo isterico. Astenia, sensazione di vuoto gastrico. Aggravamento con le emozioni forti e gli eccitanti; miglioramento con la distrazione.
(Gladiolo Blu, Fam. Iridacee)
DESCRIZIONE:
Pianta della famiglia delle Iridacee. La Tintura Madre viene preparata dal rizoma.
AZIONE GENERALE:
– Apparato Digerente
– Sistema Nervoso
PRINCIPI ATTIVI:
– glicidi
– fitosterolo
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Sensazione di bruciore lungo tutto il tubo digerente. Flogosi del tubo digerente, esofagite, dispepsia. Nevralgie, cefalea.
(Giusquiamo, Fam. Solanacee)
Questa pianta si diffuse in Europa durante l’Impero Romano.
DESCRIZIONE:
Pianta della famiglia delle Solanacee. La Tintura Madre si ricava dalla pianta intera fiorita.
AZIONE GENERALE:
– Sistema Nervoso
– Sistema Circolatorio
– Sistema Respiratorio
PRINCIPI ATTIVI:
– scopolamina
– iosciamina
– atropina
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Infezioni; midriasi; spasmi, tremori; secchezza della mucosa oro-faringea, singhiozzo. Tosse spastica notturna; insonnia in bambini agitati. Cefalea. Aggravamento con le emozioni; miglioramento con la posizione assisa.
(Gelsomino, Fam. Longaniacee)
Si utilizza in medicina dal 1840. Si trova vicino alle coste della Virginia e della Florida e lungo il Mississippi.
DESCRIZIONE:
Il Gelsomino della Carolina è un arbusto rampicante della famiglia delle Loganiacee. La Tintura Madre si prepara a partire dalla radice.
AZIONE GENERALE:
– Sistema Nervoso
– Stato febbrile generale
PRINCIPI ATTIVI:
– gelsemina
– sempervirina
– gelsemicina
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Sensazione di torpore e pienezza della testa, disturbi da attacco di panico, insonnia, cefalea, emicrania, ipotensione arteriosa. Sindrome influenzale, prostrazione, assenza di sete, tremori. Aggravamento con le emozioni e col calore; miglioramento con la minzione.
(Acido Fluoridrico)
FLUORICUM ACIDUM:
(Acido Fluoridrico)
DESCRIZIONE:
E’ un liquido incolore e trasparente che a contatto con l’aria produce vapori corrosivi.
AZIONE GENERALE:
– Tessuto Osseo
– Cute
– Sistema Nervoso
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Sensazione di bruciore e calore diffuso, prurito, sudorazione irritante. Aggravamento con il calore e gli eccitanti. Miglioramento col freddo e con il movimento.
(Coloquintide, Fam. Cucurbitacee)
Il rimedio è usato dai primi dell’800 come digestivo, mentre nell’antica Grecia si usava come purgante.
DESCRIZIONE:
E’ una pianta erbacea mediterranea della famiglia delle Cucurbitacee. La Tintura Madre si prepara a partire dalla polpa essiccata del frutto.
AZIONE GENERALE:
– Sistema Nervoso
– Muscoli lisci
PRINCIPI ATTIVI:
– elaterine
– cucurbitacine
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Crampi dolorosi parossistici, coliche addominali, diarrea, dismenorrea. Irritabilità durante le crisi di dolore. Sciatalgie e nevralgie trigeminali. Aggravamento con la collera e miglioramento con la pressione forte, col calore e piegandosi.
(Caffè, Fam. Rubiacee)
Venne introdotto nel XV secolo dall’Arabia. Si pensa che i primi ad usarlo come bevanda furono i Persiani.
DESCRIZIONE:
E’ un arbusto della famiglia delle Rubiacee. Dal seme del caffè tostato, si realizza la Tintura Madre.
AZIONE GENERALE:
– Sistema Nervoso
PRINCIPI ATTIVI:
– caffeina
– caffeone
– trigonellina (vitamina PP)
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Insonnia da iperattività mentale, intolleranza al dolore, cefalea con dolore sull’osso temporale. Odontalgia che migliora tenendo acqua fredda in bocca. Tachicardia. Aggravamento con le emozioni forti, di notte.
(Cocculus, Fam. Nemispermacee)
DESCRIZIONE:
La Cocca del Levante è un frutto dell’Anamirta cocculus, un arbusto della famiglia delle Nemispermacee.
AZIONE GENERALE:
– Sistema Nervoso
PRINCIPI ATTIVI:
– picrotossina
– alcaloidi
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Sensazioni vertiginose, pallore, nausea, debolezza dei muscoli del collo e della nuca. Spossatezza da prolungato debito di sonno. Disturbi del ritmo sonno-veglia, cefalea. Aggravamento col movimento passivo, con il fumo, col freddo; miglioramento con il calore.
(Artemisia, Fam. Composite)
DESCRIZIONE:
L’Artemisia di Aleppo è una pianta aromatica della famiglia delle Composite. La Tintura Madre viene preparata dai capolini essiccati.
AZIONE GENERALE:
– Apparato Digerente
– Sistema Nervoso
PRINCIPI ATTIVI:
– olio etereo
– lattoni
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Prurito nasale e anale. Fame continua, sbadigli. Aggravamento con la luna nuova. Parassitosi intestinali, dolori addominali, insonnia, enuresi.
(China, Fam. Rubiacee)
Il chinino estratto dalla corteccia era molto usato dai Gesuiti per combattere la malaria nel XVII secolo.
DESCRIZIONE:
E’ un albero della famiglia delle Rubiacee. La Tintura Madre si ottiene dalla corteccia essiccata.
AZIONE GENERALE:
– Apparato digerente
– Sistema Nervoso
– Apparato Cardio-Vascolare
PRINCIPI ATTIVI:
– chinina
– chinidina
– chinicina
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Ipersensibilità sul cuoio capelluto, brividi seguiti da sensazione di intenso calore. Gusto amaro in bocca, astenia. Diarrea, meteorismo. Nevralgia trigeminale.
(Indaco Selvatico, Fam. Leguminose)
“Il nome della pianta deriva dal fatto che gli indiani d’America la usavano come colorante, ma ad un certo punto scoprirono che somministrata in forti dosi era velenosa e attacava l’apparato gastrointestinale”.
DESCRIZIONE:
E’ un’erba perenne della famiglia delle Leguminose. La Tintura Madre viene preparata a partire dal rizoma e dalle radici.
AZIONE GENERALE:
– Sistema Nervoso
– Apparato digerente
PRINCIPI ATTIVI:
– eterosidi
– alcaloidi
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Sensazioni di peso e dolore ai globi oculari e di contusione. Desiderio di aria fresca. I sintomi si aggravano con il movimento e migliorano col riposo. Stato febbrile generale. Cefalea, diarrea con dolore alla fossa iliaca destra.
(Asafetida, Fam. Obrellifere)
DESCRIZIONE:
E’ una pianta della famiglia delle Obrellifere. La Tintura Madre si prepara a partire dalla gommoresina ottenuta con incisioni sulla radice.
AZIONE GENERALE:
– Apparato digerente
– Sistema Nervoso
PRINCIPI ATTIVI:
– disolfuri
– cumarine
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Parestesia, spasmofillia, aerofagia, bolo isterico. Sintomi che migliorano all’aria aperta e si aggravano di notte.
(Anacardio, Fam. Anacardiacee)
In Oriente le noci della pianta erano già comunemente usate per la pelle, mentre gll Arabi con il succo pensavano di curare i disturbi mentali.
DESCRIZIONE:
Dal frutto essiccato si ricava la Tintura Madre L’Anacardio è un albero della famiglia delle Anacardiacee.
AZIONE GENERALE:
– Riduzione della memoria
– Cefalea
– Dermatosi con molto prurito
– Dispepsia
PRINCIPI ATTIVI:
– fenoli
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Affaticamento intellettuale con aggravamento a stomaco vuoto. Attacchi di collera.
(Cipolla, Fam. Liliacee)
E’ una pianta antichissima. In Egitto si credeva che gli strati concentrici simboleggiassero l’universo. In Oriente molto conosciuta per le proprietà curative.
DESCRIZIONE:
Pianta erbacea della famiglia delle Liliacee. La Tintura Madre si prepara dal bulbo.
AZIONE GENERALE:
– Nevralgie
– Coliche addominali
– Flautolenza
– Riniti con lacrimazione
PRINCIPI ATTIVI:
– fruttosani
– disolfuro di allilepropile
– flavonoidi
– prostaglandine
– minerali
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Sensazione di laringe irritata che si aggravano con il calore durante la primavera e migliorano all’aria aperta.
(Ovolaccio, Fam. Agaricacee)
Il suo nome deriva dal fatto che in antichità veniva usato come moschicida.
DESCRIZIONE:
Fungo del genere Amanita e della famiglia delle Agaricacee.
AZIONE GENERALE:
– Tremori senili
– Tic
– Spasmi muscolari
– Geloni
PRINCIPI ATTIVI:
– muscarina
– acido ibotenico
– muscaridina
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Infiammazioni con sensazione di prurito che si aggrava con il freddo e con lo sforzo mentale e migliora con l’esercizio fisico.
(Cimicifuga, Fam. Ranuncolacee)
Quando un serpente a sonagli colpiva con il suo morso letale un indiano d’America, l’unica via di salvezza era il rizoma di questa pianta.
DESCRIZIONE:
Pianta della famiglia delle Ranuncolacee. La Tintura Madre si ricava utilizzando le radici contenenti l’acteina ad azione ipotensiva, alcuni alcaloidi che inducono spasmi muscolari soprattutto a livello dell’utero.
AZIONE GENERALE:
– Dolori mestruali
– Cefalea occipitale irradiata sugli occhi
PRINCIPI ATTIVI:
– acteina
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Disfunzioni asse ipotalamo-ipofisi-ovaio con aggravamento durante le mestruazioni e miglioramento con il calore.
(Aconito, Fam. Ranuncolacee)
DESCRIZIONE: Pianta della famiglia delle Ranuncolacee. La Tintura Madre si ricava dalla pianta intera.
AZIONE GENERALE:
• Nevralgie, attacchi di panico
• Tachicardia
• Colpo di calore come negli stati febbrili generali
PRINCIPI ATTIVI:
• aconitina (tossica) • tiramina
• dopamina
PRINCIPALI INDICAZIONI CLINICHE:
Paura improvvisa, sensazioni di freddo o colpo di calore. Parestesia, sete, cute secca, angoscia. I sintomi si aggravano col freddo e migliorano con la sudorazione.
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