Parecchi virologi temono una seconda fase infettiva da Sars-CoV-2 in autunno.
Pericolo già vissuto con le pandemie della spagnola e dell’asiatica.
La virulenza di tale possibilità è strettamente legata all’ eventuale mutazione del virus.
Come evitare o limitare tale ipotesi?
Facendo terra bruciata al virus con comportamenti adeguati, mantenimento di opportune distanze, utilizzo dei presidi di protezione, la messa a disposizione del vaccino e un’organizzazione sanitaria nazionale che sia in grado di identificare immediatamente il virus, previa mappatura dei movimenti delle persone in ogni nuovo focolaio.
Tra le voci degli esperti spicca quella di uno dei più prestigiosi immunologi del mondo, il direttore dell’Istituto Nazionale per le Malattie infettive degli Stati Uniti, Anthony Fauci, per il quale molto di quello che potrà accadere in autunno dipenderà da noi: “Future infezioni – ha detto in un’intervista al quotidiano La Stampa – sono inevitabili. Bisogna avere personale, test e risorse per identificare i casi, isolarli e tracciare i contatti. Se lo faremo, quando avverranno le infezioni potremo evitare che diventino una seconda ondata”. Quello che è certo, ha aggiunto, è che “non torneremo alla normalità almeno per un anno” e che “la soluzione vera è il vaccino”.
Ritiene che sia il caso di prepararsi a una seconda ondata Walter Ricciardi, rappresentante del governo italiano presso il comitato esecutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e consigliere del ministro della Salute, Roberto Speranza. “Nessuno può essere certo al 100%” che in ottobre la pandemia possa riprendere, ha detto, ma l’ipotesi “che il virus sparisca la riteniamo improbabile, mentre un’altra possibilità è che ritorni insieme all’influenza”.
Secondo il fisico Federico Ricci Tersenghi, dell’Università Sapienza di Roma- “In autunno, quando si tornerà a vivere per molte ore in luoghi chiusi, è possibile che i casi possano ripartire” “Credo – ha concluso – che sarà molto difficile riuscirà a sconfiggere il virus senza il vaccino”.
Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute, Roberto Speranza, e rappresentante dell’Oms, è intervenuto anche sulla questione vaccino anti-Covid: “L’Europa è molto più avanti degli Stati Uniti, ci stiamo organizzando affinché una parte sostanziale venga prodotto in Italia”. Quindi, ha aggiunto,”ci stiamo organizzando per essere tra i paesi leader. In particolare quello che vede unita l’Università di Oxford in collaborazione con un’azienda di Pomezia è in una fase di sviluppo più avanzata rispetto all’altro”.
Francesco Le Foche, docente in convenzione sanità presso La Sapienza di Roma e primario di immuno-infettivologia al day hospital del Policlinico Umberto I di Roma : “Abbiamo avuto epidemie influenzali caratterizzate da una letalità simile a quella da COVID-19. La chiave del successo è evitare che i pazienti infetti arrivino in ospedale e dunque creare percorsi di cura alternativi, strategia che è stata applicata. Non ci possiamo più permettere di privare i malati di cancro, cuore e patologie gravi dei controlli e delle cure come è successo in questi 3 mesi. Non devono essere messi all’angolo”.
Lopalco: “In questa fase solo tamponi di controllo, ma in autunno aumenteremo i test. Secondo Lopalco, “dovremo far fronte ad altri virus, come quelli influenzali, i cui sintomi saranno febbre e tosse, gli stessi del Covid-19. Sarà una fase nella quale ci sarà un enorme bisogno di capacità diagnostiche”.
Come abbiamo letto, la nostra coabitazione futura con il virus Covid19 sarà strettamente legata ai nostri comportamenti personali, a quanto lo Stato e le Regioni sapranno individuare e gestire, con analisi sierologiche di massa e relativi tamponi, l’insorgere di nuovi focolai di diffusione, fino a giungere alla disponibilità di un vaccino efficace e sufficiente per la maggior parte possibile della cittadinanza.
Sarà inoltre necessario un grande investimento per rafforzare sul territorio i presidi dei medici di base e delle farmacie, come sentinelle di controllo e in grado di sviluppare le cure domiciliari per allentare la pressione sugli Ospedali e creare, quindi, un sistema sanitario più efficiente e pronto per affrontare in modo adeguato le future sfide del Covid19.